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SERGIO BOZZOLASCO
BALLATE PERICOLOSE
PROLOGO
Quella
mattina Paolo stava inviando alcune mail ad amici tramite il portatile.
Di
sfuggita, all'improvviso, la sua attenzione fu catturata da un disco in vinile,
probabilmente di suo zio, posato su una mensola del salotto. Si trattava dei
Beatles e risaliva alle canzoni di un loro concerto tenutosi nel 1966, l'anno
della vittoria inglese ai Mondiali di calcio.
Pur
avendo passione per la musica moderna, quella band suscitava un certo fascino
nel ragazzo, soprattutto perché simboleggiava l'inizio di un'epoca diversa, di
nuovi costumi e modi di relazionarsi fra le persone.
Era
da circa un mese che non sentiva più il suo amico Andrea: entrambi avevano
completato con buoni esiti l'esame di maturità e si accingevano a frequentare
università diverse.
Paolo
con ogni probabilità si sarebbe iscritto alla Facoltà di Storia: adorava
soprattutto quella contemporanea, il ventesimo secolo, tanto per intenderci.
Voleva capire in che modo avessero preso forma le istituzioni attuali, quali
filosofie e ideologie ne fossero alla base. Ciò a suo parere poteva essere
compreso solo avendo una chiara idea delle dinamiche politico sociali venute a
galla a partire da quel periodo.
Giunta
l'ora di pranzo sua madre lo chiamò a tavola. Paolo diede una carezza a Tommy,
il gatto più pelandrone che avesse mai avuto, e si mise a sedere. Gustò con
voracità un prelibato hamburger che gli fece venire in mente l'avventura
americana trascorsa con Sarah, Henriette e Pablo.
Chissà
come stavano, non aveva più avuto modo di sentirli.
Andrea
teneva tutti i dispositivi di contatto, ma ultimamente non se ne stava
occupando molto. Da un po’ di tempo quel sapientone si era fidanzato con una
ragazza austriaca, Angelique, conosciuta l'inverno precedente in una località
sciistica.
Paolo
l'aveva vista solo una volta, poco prima degli esami, e le era subito parsa
piuttosto brillante e curiosa nel cercare di capire le abitudini italiane. Non
le faceva difetto nemmeno la bellezza: alta, con le lentiggini ed una cascata
di capelli rossi.
Lui
aveva avuto qualche flirt qua e là tra l'inverno e la primavera, poi la
necessità di mettersi seriamente a studiare l'avevano portato a sacrificare la
vita sociale.
Ora
sentiva il bisogno di riannodare le vecchie amicizie e forse quel vecchio disco
dei Beatles non era capitato così per caso sotto i suoi occhi.
La
bellezza di Vienna era davvero impressionante.
La
città, nonostante la modernità e la presenza sempre più massiccia di apparecchi
ed insegne elettroniche, riusciva a mantenere quell'aura di nobiltà
austro-ungarica difficilmente riscontrabile in altri contesti.
Andrea
e la fidanzata scesero da un mezzo della S-bahn, la locale rete di trasporti
metropolitani, alla stazione di Praterstern.
Come
tutti i giorni della settimana c'era un viavai enorme di persone che si
spostavano con gli intenti più disparati, lavoro, sport, turismo.
Salirono
per le scale mobili verso la superficie tenendosi per mano. Il sole baciava
ogni angolo di strada e si stava bene. Nonostante si fosse ad agosto inoltrato
la temperatura era ancora estiva e l'aria frizzante.
Angelique
con la sua dolcezza aveva sciolto come neve al sole il cuore del ragazzo.
A
dire il vero non proprio da subito.
Si
erano conosciuti ad Asiago, in provincia di Vicenza, sull'Altopiano dei Sette
Comuni. Tutto avvenne quasi per caso.
Lui
stava facendo le sue evoluzioni in pista con la tavola da snowboard. Oltre ad
esserci parecchia nebbia, gli occhialini di Andrea ad un
certo punto si erano appannati a causa dell'umidità. Poi all'improvviso il buio
totale, un colpo alle gambe, alcune urla e infine la faccia nella neve.
«Sicuramente
il solito imbranato di turno!!» si mise a sbraitare dopo qualche istante
di incredulità.
Gli
altri sciatori intorno cominciarono a ridere, in lui si fece strada la
sensazione di essere diventato almeno per quel giorno il clown del
comprensorio.
Passati
alcuni secondi sentì un flebile «Sorry» proveniente dal suolo.
La
voce gli apparve subito graziosa; si pulì la visiera e cercò di mettere a fuoco
l'artefice di tale prodigio sonoro: due lunghe gambe in tuta da sci, divaricate
in modo curioso, ed un sorriso imbarazzato a far da cornice al volto
seminascosto da un berrettone multicolore.
La
aiutò a rialzarsi, le disse qualcosa per tranquillizzarla e poi, ancora
leggermente irritato, si diresse verso il fondo della pista, deciso a non
rischiare ulteriormente.
La
rivide in un pub di Enego, un paesino lì vicino, la sera seguente: lui e i suoi
amici avevano scelto quel locale perché era stato riferito loro producesse
dell'ottima birra.
Probabilmente
doveva essere di eccellente qualità, dato che ad un certo punto, vistosamente
alticci, andarono a simulare le loro abilità sciistiche presso un gruppetto di
ragazze sedute ad un tavolo.
Queste,
molto composte e dal fare piuttosto raffinato, tollerarono il vorticoso mulinar
di braccia dei fastidiosi giovinastri fino a quando non mollarono a ciascuno di
loro un fragoroso schiaffone. Una di queste era proprio la bella viennese; ed
indovinate a chi rese rosso fuoco le gote?... Naturalmente al nostro beniamino.
Il
segno del manrovescio rimase ancora qualche ora sul volto di Andrea, ma in
cambio, nei giorni successivi, avrebbe goduto delle attenzioni gentili e nello
stesso tempo passionali della fanciulla.
Avevano
trascorso insieme qualche giorno di vacanza a giugno, sulle spiagge romagnole.
Lei
lo aveva fatto sentire speciale con la simpatia e la disarmante bellezza.
In
costume ne apparivano le curve mozzafiato; anche Paolo quando l'aveva vista era
rimasto a bocca aperta...
All'esame
di maturità, quell'energia si era tramutata per Andrea in una sorta di fionda,
che aveva proiettato i suoi risultati alle stelle: il primo nella prova di
matematica, tra i migliori in quella letterale e di cultura generale. L'orale
superato di slancio.
Ora
poteva godersi al meglio ogni momento con lei, l'infatuazione nei riguardi di
Henriette Pendleton era, ormai, solamente un lontano ricordo.
Ballate pericolose è un romanzo di Sergio Bozzolasco
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