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ARIANNA BELLOMI
IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI
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ARIANNA BELLOMI
IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI
Gli occhi verdeazzurro come il mare. Le onde che si infrangono sugli
scogli. Quanta pazienza hanno. I ciottoli che fanno rumore e rendono scomodo il
suo stare seduta. Il vento, quello tipico del mare. Un misto di sale e pesce.
Disordina i capelli, fa svolazzare la giacca leggera e qualche pensiero.
Impavidi. Si buttano nell'acqua. Piccole barchette di fogli scritti
fitti. Non arriveranno mai a destinazione. Si scioglieranno prima ancora di
varcare la linea dell'orizzonte. Si sfalderanno, toccheranno i fondali,
entreranno nella pancia ingorda di uno squalo. Non è vero quello che dicono,
che basta il pensiero. Perché non arriva mai a destinazione. Anche se non ne
lanci uno, ma una raffica, come i proiettili di un mitra. Anche se lo
confezioni bene. Anche se lo vuoi. Il pensiero muore in quello spazio che
divide. Ed è in questo forse che sei libero. Libero di quella libertà che
diventa una condanna. Sono i disertori, gli eretici, gli anarchici. Vanno senza
regole, ci provano comunque. Ci sperano sempre. Che questa sia la volta buona?
Non è mai quella buona. Ma loro se ne fregano delle tue leggi. Imbrogliano
tutti. E alla fine ti lasciano solo. E ti trovi perso su quel tuo stesso campo
di battaglia che ti sei creato. Perso nei tuoi pensieri. Con gli occhi che fissano
l'immensità del tutto e niente.
Gli occhi verdeazzurro di quello spazio indefinito tra mare e cielo.
Perso in te stesso.
Perso nel mondo.
Gabriella si alza. Guarda lo sterminio. Fa due passi. L'acqua le ricopre
i piedi nudi. È un po' più vicino, ma ancora troppo lontano. Si spinge più in
là. Poi inciampa e cade. Entra in una camera rossa che si riempie. Poi una
botola sotto i piedi. Viene spinta con forza dalla pressione. Un vento d'aria
fresca tutto addosso. E poi su, su, su. Scivola. Senza mai toccare le pareti. E
gli scivoli non seguono la gravità. Vanno al contrario. Si biforcano e si fanno
sempre più stretti. Sino alla sommità estrema. Arriva dritta alla cima. E si
aggrappa alla dura madre, ultima meninge, come una bambina al seno. Ma è tutto
così viscido e cupo. Una pressione un po' più forte e precipita. Con i lampi
dei neuroni che sembrano farle un servizio fotografico nel buio più totale.
‹‹Spostati!›› urlano.
‹‹Non c'è tempo! Non c'è tempo! Tieni, porta questo all'area motoria
primaria! È il piano d'azione. C'è scritto tutto quello che bisogna fare.
Muoviti! E non stare lì a leggerlo che tanto non ci capiresti nulla!››
Una spinta e sobbalza. Viene racchiusa in una piccola celletta rotonda.
Vola come una bolla di sapone e poi esplode. E via così. Ancora e ancora. Poi
una spia rosso viola si accende. E inizia a sudare. È il colore della paura.
Diventa sempre più scura. Nella piccola stanza è il panico. Tutti urlano.
‹‹Stiamo affondando!››
Il migliore dei mondi possibili è un racconto di Arianna Bellomi
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