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FRANCO LO PRESTI
Viveva, non tanto tempo
fa, ad Acireale, in Sicilia, certo Antonio, pittore affermato di quadri, a
soggetto mitologico.
Era chiamato da tutti
Antonello da Aci perché, come il suo illustre predecessore del ‘400, noto con
il soprannome di Antonello da Messina, amava imprimere alle sue opere il giusto
rapporto fra chiaro e scuro, mettendo in risalto, con un gioco di luce, i
personaggi principali e lasciando all’ombra quelli secondari.
Turi, figlio di
Antonello da Aci, cresciuto ammirando i lavori del padre, era un appassionato
lettore di opere mitologiche di cui era ricca la biblioteca paterna.
Egli studiava i miti e
cercava di coglierne gli insegnamenti e l’attualità.
In particolare, amava
il mito di Aci e Galatea, forse perché abitava ad Acireale in cui, secondo la
leggenda, si era svolta la vicenda dei due giovani.
Era tale l’ammirazione
e l’infatuazione per questi personaggi che ormai si era convinto che fossero
esistiti veramente e che vivessero realmente nelle profondità marine nel tratto
di mare che va da Acireale ad Acitrezza.
Turi, seguendo le orme
paterne, era iscritto al Liceo artistico di Catania, dove frequentava la
sezione delle discipline grafiche e pittoriche.
Durante l’estate, per
mantenersi agli studi, alternava la sua passione per la lettura della mitologia
a quella della pesca di ricci di mare, i gustosi animali marini che vendeva poi
ai ristoratori del posto, raggranellando un discreto guadagno.
Andando fra l’altro,
alla ricerca dei ricci in fondo al mare, il giovane nutriva la segreta speranza
di incontrare un giorno i suoi beniamini: Aci e Galatea ([1]).
Per la raccolta dei
ricci, Turi adoperava un’apposita bisaccia che portava a tracolla. La sua riserva di pesca era la zona
compresa tra Acireale e Acitrezza: sei chilometri di costa che lui esplorava
sistematicamente, nuotando in superficie munito di appositi occhiali.
Soprattutto,
perlustrava le zone vicine alle Isole dei
Ciclopi, ad Acitrezza (nel Comune di Acicastello) molto ricche di questi
organismi sottomarini: vera delizia per il palato.
In quelle zone, l’acqua
del mare era limpida e Turi, con i suoi occhiali, riusciva a vedere il fondale,
ricco di molte specie di animali marini: ricci, pomodori di mare, molluschi e
spugne. Si potevano osservare, inoltre, numerosi sassi ricoperti di muschio ed
alghe in cui diversi pesci, di varia grandezza, avevano fissato la loro dimora.
Un giorno mentre, alla
ricerca di ricci, perlustrava la zona in prossimità dell’Isola di Lachea (detta
pure isola di Aci), percepì un movimento strano, come di una persona che
nuotasse sott’acqua.
Temendo l’intrusione di
un pescatore concorrente, si soffermò a guardare meglio e si accorse, con sua
meraviglia, che si trattava di una splendida ragazza dalla carnagione
abbronzata e dai lunghi capelli corvini.
Spinto dalla curiosità,
Turi cercò di andarle vicino per vederla meglio, ma la ragazza, con un guizzo
simile a quello di un pesce, saltò fuori dall’acqua per immergersi nuovamente
subito dopo.
Nel far questo, mentre
rientrava con la testa e il dorso sott’acqua, mise in evidenza la parte
posteriore del corpo che ne restò fuori per breve tempo, ma tanto per capire
che si trattava della pinna caudale di un grosso pesce.
Era una bella pinna,
ampia e larga molto simile a quella di una piccola balena.
Turi comprese subito
che si trattava di qualcosa di eccezionale.
Riempì i polmoni di
aria e s’immerse per seguirla, senza poterla raggiungere, ma riuscendo,
tuttavia, a vedere chiaramente che si trattava di quell’essere mezza donna e
mezzo pesce noto, nelle leggende, con il nome di: “Sirena”.
La sirena restò
visibile ai suoi occhi per qualche minuto, poi velocemente si dileguò,
scomparendo fra i flutti marini.
Turi riemerse, ma nel
suo animo restò il desiderio di poterla rivedere.
Nei giorni successivi,
infatti, si recò spesso vicino al faraglione in cui l’aveva vista, ma non
riuscì più ad incontrarla.
Una volta, quando ormai
non ci pensava più, mentre stava riposando sopra uno dei tanti scogli del
posto, rivide la sirena, anch’ella seduta su uno di essi.
Questa volta, però,
sembrava che la ragazza avesse intenzione di rivolgergli la parola.
Turi le andò vicino
cercando di iniziare una qualsiasi conversazione e sperando, in cuor suo, che
la Sirena riuscisse a comprenderlo.
Turi e la sirena è un racconto di Franco Lo Presti
facente parte della raccolta intitolata Fiabe e racconti
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