Per continuare
a leggere con noi iscriviti al gruppo Facebook: ISEAF BOOKS
Non perderti gli ultimi aggiornamenti sulla nostra pagina Facebook: ISEAF
Trovi le nostre opere anche su: INSTAGRAM
LA SICILIA
DENTRO UN SOGNO
ROBERTO FRATINI
La Partenza
Siamo arrivati
all’Aeroporto Marconi (Bologna) dopo due ore di viaggio. Il percorso è stato
piacevole e scorrevole, la mente era già la, in quella terra mai vista né
esplorata. In tanti me ne avevano parlato e descritto come un posto da favola.
Cercavo di immaginare quelle terre con la mente, mentre guidavo, ma non
riuscivo bene a definirle. Nonostante i tanti riferimenti e racconti
dettagliati, non riuscivo a dare una forma a quelle coste così decantate.
I bagagli erano
ingombranti, ma la voglia di partire alleviava la pesantezza degli indumenti di
tutta la famiglia divisi in due valige, oltre il trolley. Quattro persone unite
dalla voglia di sparire e allontanarsi dalla routine per otto giorni.
L’unico neo a
quelle belle sensazioni per me, era la paura di volare, che cominciava a
crescere in maniera esponenziale, tanto più si avvicinava l’ora di partire.
Cerco di non
pensarci, mentre addento un panino e bevo una birra doppio malto, seduto fra
tanta gente che va e viene attraverso il mondo.
Un viaggio immaginato
da anni, l’emozione di incontrare quei parenti visti solo un paio di volte
nella mia vita. Quel cugino che ricordavo con simpatia e che mi sarebbe venuto
incontro in Aeroporto per poi ospitarmi nella sua casa a Palermo.
Arrivare un paio
d’ore prima della partenza all'aeroporto, da la possibilità di sentirsi già in
vacanza. Le vetrine dei negozi sono un’attrazione, le esposizioni attirano
l’attenzione dei miei figli che usano già gli smart phone per ingabbiare nei
loro schermi quei momenti.
Mi trovo seduto di
fronte alla scritta: Palermo volo n°……. la tensione aumenta. Frugo nelle tasche
del mio giacchino di jeans per trovare le pastiglie che mi serviranno per
vincere la paura: sono li.
L’ansia comincia a
salire. Il problema di volare è un ostacolo che non sono mai riuscito a
superare. Ho letto molto a riguardo e sembra che ci siano dei corsi specifici
che aiutano tali persone poco predisposte a solcare i cieli. Ho letto e riletto
quei consigli, ma più di ingurgitare qualche pasticca, di efficace, non ho trovato.
Continuo ad
alzarmi e rimettermi seduto. Faccio due passi lungo i corridoi dell’aeroporto
di Bologna. Il terrore avanza, i minuti inesorabili che mi separano dal volo,
corrono veloci.
Mia Figlia è
agitata quasi quanto me. Faccio fatica a dargli forza. Sono ingabbiato dentro
le mie fobie.
Siamo in fila per
estrarre i documenti per l’ultima volta prima dell’imbarco. Abbiamo tutti e
quattro i biglietti in mano. Mia moglie e mio figlio maggiore hanno un viso
rilassato, loro volano sereni.
Manca poco più di
mezzora alla partenza, infilo la mano in tasca ed estraggo due pastiglie,
sperando che siano sufficienti. La scalinata ci porta giù nell’area della
pista, sono visibilmente agitato. In cuor mio spero che questa tensione non
rovini la bella atmosfera creatasi. Saliamo sul pulmino che ci porterà fino ai
piedi dell’aereo. Lo vedo da lontano, inconfondibile la compagnia con quei
colori di bandiera. Sono le 20.30, fra mezzora l’aereo si staccherà dal suolo
ed io sarò li sopra con la mia famiglia. L’idea che il volo duri solo poco più
di un’ora non mi aiuta a sollevare quest’ansia.
Il pulmino schizza
via fra quelle luci abbaglianti, c’è un’atmosfera surreale sulle piste di
lancio, specialmente all’imbrunire.
Martedì quattro
settembre 2018: finalmente quel sogno si avvera.
Siamo seduti
sull’aereo. Non è molto grande, d’altro canto è un volo interno, pensavo.
Alessandro è al finestrino, Gaia gli siede accanto e alla sua sinistra c’è
Marina. Io ho scelto di stare solo nella fila parallela. Non so per quale
strano motivo ma sentivo che avrei sofferto più liberamente, essendo solo.
L’aereo comincia a muoversi, penso che ancora non ho raggiunto l’apice della
paura, quindi mi tengo pronto ad ingerire l’ultima pasticca, che spero sia
efficace e fondamentale per portarmi a quel tepore simile ad una lieve
sedazione. Si sposta molto rispetto al punto in cui ci eravamo imbarcati e fa
diverse manovre. Ora rallenta fino quasi a fermarsi, poi di colpo accelera e
prende la via giusta per il decollo. Comincio a sentirmi male, prego di non
svenire. Ingurgito la terza pasticca e guardo mia moglie mentre mi porge la
mano stringendomela. Mi sento ridicolo, mentre l’aereo aumenta a dismisura la
velocità. Guardo mia figlia preoccupato, spero che non si senta come me in quel
momento. Mi sembra meno tirata in viso, questo fatto allieva un pochino la mia
ansia.
Ci siamo, quella
sensazione pazzesca mi sta devastando lo stomaco. Con una potenza inverosimile,
avverto che l’aereo si sta staccando da terra. È il momento più brutto per me.
Ora si impenna
veloce verso le nuvole, il Primo Ufficiale dalla cabina di pilotaggio, ci
informa che il tempo è buono e non ci sono perturbazioni. Mi sembra per un
attimo di ritrovare la calma, ma dura poco quella sensazione. L’aereo è ormai
alto nel cielo, mi rendo conto che ho il viso stravolto, mi sento in imbarazzo
mentre guardo mia moglie che ha gli occhi pieni di dolcezza nel tentativo di
darmi forza. Maledico la decisione di aver preso in ritardo quelle pasticche,
probabilmente mi sarei sentito meglio in quel momento, invece l’effetto,
ritardava.
L’aereo è ormai in
rotta alto nel cielo, forse comincio ad avvertire un leggero senso di
rilassamento. Mi viene da appoggiare la testa sullo schienale. In quel momento,
il farmaco contro l’ansia, comincia a fare effetto; probabilmente, più del
previsto.
Siamo in volo da
venti minuti, il Comandante ci avverte che arriveremo in anticipo rispetto
all’orario stabilito. Mi sento le palpebre pesanti, provo a chiudere gli occhi.
L’aereo è fermo a
terra. Sono le 22,10 e siamo già atterrati. Guardo mia moglie che mi sorride e
mi dice: “Visto? È stato tutto facile e veloce, ora siamo arrivati e hai i
piedi a terra: rilassati.” Scendiamo dall’aereo, mi sembra tutto troppo
surreale, guardo le luci che riflettono sulle grandi ali degli aeroplani fermi
sulle piste di atterraggio. Vedo i miei figli felici che aspettano le valige
scorrere sul nastro. Mia moglie le vede sbucare da lontano, sono le nostre. Io
e mio figlio le afferriamo al volo e le posiamo a terra. L’avventura ha inizio,
ora devo solo avvertire mio cugino che sono già arrivato. Il telefono non fa in
tempo a squillare che lo vedo fra le tante teste che affollano l’uscita. È
proprio lui, non posso sbagliarmi.
La Sicilia dentro un sogno è un racconto di Roberto Fratini
Commenti
Posta un commento