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FRANCO LO PRESTI
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LA MALEDIZIONE DELL’OROLOGIO
Spettacoli
pirotecnici
La strada che si snoda parallelamente alla
sponda del lago di Garda e discende, serpeggiando, lungo i fianchi della
montagna, costituisce nelle calde e afose serate estive, il punto più fresco e,
quindi, più ricercato dalla gente del paese.
Sul lungolago, quella sera, non spirava un
alito di vento, ma si avvertiva un’animazione particolare.
C’era un certo movimento di persone, un
affollamento insolito che creava un’aria di solennità.
La luna, già alta nel cielo, rifletteva i suoi
raggi argentati sulle limpide acque che, ondeggiando lievemente, s’infrangevano
sulla riva.
Nella parte opposta della sponda, le poche
ville signorili erano illuminate a festa e le loro luci si diffondevano intorno,
rendendo meno scuro il costone della montagna che si tuffava in quel
meraviglioso specchio d’acqua.
Ad una certa ora della sera, diverse persone si
sedettero sulle panchine di legno sistemate dirimpetto al lago, mentre molte
altre si appoggiarono lungo la ringhiera di protezione.
Sembrava che tutti guardassero qualcosa giù nel
lago e che fossero in attesa di qualche evento particolare.
Una coppia di giovani turisti inglesi si fece
largo tra la folla. La ragazza si affacciò, incuriosita, a guardare nell’acqua
e rimase delusa.
«Andiamo» disse al suo compagno. «Qui non si
vede niente. Chissà cosa aspettano!»
Ma, proprio quando i due giovani stavano per
abbandonare la loro postazione, iniziò un fantastico spettacolo pirotecnico.
Quasi, sorgessero da quelle limpide acque,
petardi, girandole e castagnole scoppiarono contemporaneamente davanti alle
ville, mentre numerosi razzi venivano lanciati e fatti esplodere con infiniti
effetti di colore.
«Chissà cosa festeggiano» chiese, ad alta voce,
il ragazzo alla compagna.
«Si tratta di una festa privata» intervenne una
signora che guardava ammirata i fuochi. «È una ricorrenza che il cavalier
Peretti, un ricco commerciante di pellame, il dodici agosto d’ogni anno,
festeggia insieme alla sua famiglia e ad una schiera di vip».
«Di che ricorrenza si tratta?» s’incuriosì la
ragazza.
«Di ciò, nessuno sa niente in paese» ribatté la
donna.
«Grazie!» conclusero i due giovani. «Qualunque
sia il motivo, questo è uno spettacolo bellissimo».
E tutti continuarono a guardare affascinati
quei fuochi che scoppiavano nel cielo con mille colori.
Poi, i due giovani inglesi proseguirono nella
direzione di Peschiera del Garda.
La villa
Intanto, in una delle magnifiche ville situate
sulla parte opposta della riva, Fulvia, la giovane figlia del cavalier Gino
Peretti, cercava Jean Pierre, suo marito.
Era Jean Pierre il figlio unico di un nobile
francese, rovinatosi finanziariamente con le scommesse sui cavalli.
Rimasto, così, senza patrimonio alcuno, il
giovane aveva pensato bene di sposare Fulvia, una donna bella e ricca, ma con
origini plebee e Jean Pierre non perdeva occasione di rinfacciare ciò alla
moglie, evidenziando, per converso, la propria discendenza nobiliare.
La giovane donna cercò il marito dappertutto,
finché non riuscì a trovarlo nella stanza privata più bella della villa, seduto
comodamente in poltrona, intento a sfogliare una rivista.
Quella era la stanza preferita dal cavalier
Peretti che Jean, quando poteva, usurpava volentieri.
Arredata con mobili d’epoca, aveva le pareti
rivestite di uno speciale tessuto di seta, alle quali erano appesi i ritratti
degli antenati.
Più di tutti spiccava, per la grandezza e
sontuosità della cornice, un bel quadro con l’effige del cavalier Peretti
nell’atto di indicare un costosissimo “Rolex”
da polso, significando che puntualità, ordine e precisione, sono il segreto del
successo.
CONTINUA
La maledizione dell'orologio è un racconto di Franco Lo Presti
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