"Sei ancora nel tempo" - 3° parte

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GUIDO FARIELLO

“SEI ANCORA NEL TEMPO!”




 TRE
La ragazza con gli occhi verdi mi tocca le dita della mano sinistra.
È un tocco leggero, timoroso.
Sul dorso della mano sinistra c’è l’ago vistoso fermato dai cerotti.
Sorride.
‹‹Ciao, … come ti senti ora?... Stai bene?››
La bocca è atteggiata al sorriso ma il viso mostra preoccupazione.
Sì.
Ciao.
Mi sento bene.
La voce è appena percettibile.
‹‹Sono contenta. Pensavo che tu stessi molto male. Ieri eri svenuto. Non sentivo il tuo respiro.››
Ieri sera.
Non mi ricordo.
Perché non mi ricordo?
‹‹Si, c’era la pioggia. Era buio.››
Era buio.
‹‹Si, era tardi. Stava piovendo.››
C’era la pioggia.
‹‹La tua macchina è andata, è precipitata in mare!››
È precipitata.
‹‹Si, ecco ti ho portato questo.››
Un sacchetto di plastica arrotolata.
L’appoggia sul letto.
Ai piedi del letto.
‹‹È la tua giacca. Nelle tasche c’erano un telefono e un portamonete con soldi e documenti. È tutto qui. Ho preso pochi Euro per mangiare. Te li restituirò.›› 
La giacca.
Il telefono.
‹‹Io camminavo sul ciglio.››
Camminavi sul ciglio.
‹‹Hai sterzato forte. Hai battuto.››
Ho battuto.
‹‹Ti ho aiutato a uscire. Parlavi. Poi hai gridato. Sei diventato pallido. Hai chiuso gli occhi.››
Ho gridato.
‹‹La giacca era sul sedile davanti. L’ho presa appena in tempo. Tu me lo hai chiesto. Dopo la macchina è ruzzolata giù, fino al mare.››
È ruzzolata.
La macchina.
Te l’ho chiesto.
La giacca.
‹‹Quando hai chiuso gli occhi ho messo la giacca sotto la testa e ho battuto sul petto forte. Il respiro ha ripreso. Hai parlato ancora!››
Ho parlato ancora.
‹‹Ho chiamato l’emergenza. Il telefono ha fatto da solo. Non potevo farmi vedere. Ho aspettato che arrivassero nascosta. Sono arrivati subito. Ma la macchina era già andata.››
Sono arrivati.
La macchina è andata.
La guardo.
Non capisco.
Non mi ricordo.
‹‹La giacca mi è rimasta in mano. Ho pensato di tenerla, con i soldi e il telefono. Ora te l’ho riportata. È tua. Scusami se l’ho tenuta fino a questa mattina. È stata una cosa brutta che non volevo.››
Arrivano delle voci dal corridoio.
È spaventata.
Si gira verso la porta
‹‹Eccoli! Non possono vedermi! Devo andare!››
Mi lascia la mano.
No!
Non andare!
Aspetta!
‹‹Devo correre via! Mi prendono!››
Si gira di nuovo verso di me.
Sorride.
Sembra contenta.
‹‹So chi sei. Sono felice che stai bene.››
So chi sei.
Chi sono?
‹‹Ci incontreremo quando torni a casa.››
Torno a casa.
La mano è protesa verso la porta.
La porta si chiude dietro di lei.
I suoi occhi.
Sono verdi i suoi occhi.
Quegli occhi li ho già visti.

CONTINUA

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