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FUORI
DALL'ACQUA
Si
sta bene qui.
Si
sta proprio bene.
Quest’
angolo del portico è il punto più fresco del giardino.
Io
ho come un sesto senso per queste cose.
E da
qui, riesco a tenere sott’occhio tutto: giardino, piscina, cancello, tutto
quanto.
Di
sicuro Pino ha fatto bene a trovare questo lavoro: dalla festa di Pentecoste,
cioè dall’inizio dell’estate, siamo i guardiani della villa che sta di fronte
allo Stagnone, vicino a Tharros, sulla costa occidentale della Sardegna, la più
grande, quella con la piscina: la villa della famiglia di Milano,
Loro,
i milanesi, si sono fatti vedere solo per cinque giorni, era a metà
dell’estate, hanno passato tutto il tempo dentro la piscina, facevano delle
urla incredibili! Schizzavano dappertutto!
Io
non mi sono mosso da qui; loro continuavano a chiamarmi, ma io niente: non mi è
mai piaciuta quel tipo di confusione.
Poi,
alla fine dei giorni, tante carezze e via; se ne sono tornati tutti a casa; e
allora la villa è rimasta a noi due: mia e di Pino.
Di
sicuro i padroni sono rimasti contenti, qui hanno trovato tutto in ordine.
Io
ci tengo a fare bella figura!
Ecco,
come non detto! Guarda là Pino, lo vedi? Guarda cos’è caduto dentro la piscina!
C’è
finito un cuscino! Vallo a tirare via! Dai.
Io
per queste cose vado giù di testa!
Perché
un cuscino non deve rimanere al suo posto?
Non
è giusto! Non ci capisco più niente!
E
allora sai che faccio?
Io
abbaio! Sì! Io abbaio! Abbaio!
«Statte
zitto che andiamo al mare!» mi urla Pino.
Al
mare! È arrivata l’ora della passeggiatina al mare! Ci andiamo tutte le sere
con il tre ruote a motore di Pino. Bello, sì! Però se sono io quello che deve
stare dietro sul cassonetto, tu almeno vai piano!
Non
ci sono punti per appoggiarsi qui dietro! Io rischio sempre di andare a
sbattere contro la sponda.
L’altro
giorno alla curva della Salina, ho picchiato con il naso! Sai che
passeggiata!
Pino
vai più piano! Dai rallenta un poco! Cos’è che fai? Continui ad andare forte? E
allora io abbaio! Sì, io abbaio! Abbaio!
«Statte
zitto che siamo arrivati!» dice Pino con voce forte.
Ecco,
bene, mettimi giù, si, qui sul pari, dove c’ è la sabbia. Bravo.
Però,
è sempre bello il mare a quest’ ora!
E
non c’è più nessuno, ci siamo solo noi!
Sono
già andati tutti a casa!
Sì,
bello, veramente bello.
Tra
un po’ il sole s’infilerà dentro la fessura dell’orizzonte, là in fondo, e
allora scenderà!
La
sera, nera come il caffè che prendono i cacciatori. Ma guarda!
Cos’è
questo fagotto buttato sulla riva?
Sembra
una rete da pescatore piena di robaccia!
Ma
perché non l’hanno portata via!
Ma
come si fa! Ma che sporcaccioni!
Diamoci
pure un’occhiata, ma di sicuro non c’ è niente di buono.
Cosa
c’è?
C’è
di tutto; e che odore!
Vedo
delle cozze, dei pesciolini morti: poverini.
C’ è
una bottiglia vuota; doveva essere quella che chiamano birra; vedo dei pelacci
neri. Ma che odore strano! Mai sentito prima!
Ma
guarda! C’è anche una stella marina!
Si
muove ancora! Che carina…
Porco
gatto! Non è una stella!
È
una mano!
Una
mano che si muove!
Non
ci capisco più niente! Ma cos’è?
Io
con queste cose divento matto!
E
allora io abbaio! Sì, io abbaio! Abbaio!
«Statte
zitto che ho capito cos’è!» urla ancora Pino.
Pino
sei bravo, va bene, ma questa volta mettici un poco di prudenza! Se dentro c’è
qualche cosa che ti morde? Chi ci riporta a casa? Ci hai ragionato?
Niente!
Non serve a niente spiegartelo! Eccolo! È già lì che tira fuori tutto dalla
rete!
Pino
stai attento! Ci potrebbe essere nascosto qualche cosa di brutto!
Ma
guarda! Cos’è che ha trovato attaccato alla mano….
Un
braccio; ed è attaccato ad un corpicino; a dire il vero i peli sono … capelli.
Ma c’è tutto, non manca niente: vedo due braccia; due mani; le gambe.
Ma
guarda! Sembra proprio il corpicino di una ragazza!
È
mulatta!
Però
è messa proprio male, fa fatica a respirare. No, no, non è mulatta! Non ci
posso credere è completamente ricoperta di tatuaggi! Ma come è rovinata! Ce li
ha dappertutto.
Mi
meraviglio di quella mamma che ha permesso una cosa del genere!
Ma
guardala! Fa quasi paura!
Forse
servono a tenere lontano i pesci, quelli grossi. Ma vedo bene? Non ci sono i
piedi!
Ha
due lunghe pinne trasparenti, sembrano quelle delle rane!
Io
non ci capisco più niente! Ma che cosa è?
È
una ragazza? È una rana?
Pino
lasciala lì che è tutta sporca!
Non
mi dai retta, vero!
E
allora io abbaio! Sì, io abbaio! Abbaio!
«Statte
zitto che la portiamo a casa!» dice Pino, questa volta piano.
Rientriamo.
Però,
devo dire che il ritorno fatto nella cabina del tre ruote non è meglio
dell’andata sul cassonetto. No! Per niente! È quasi peggio! Che fregatura!
Lui,
quando c’è la curva dalla mia parte mi si appoggia addosso e io finisco
schiacciato contro la portiera! Come si fa a viaggiare in questo modo! Vai più
piano! Lo capisci?
Allora?
Continui ad andare forte?
Io
con queste cose vado giù di testa!
E
allora io abbaio! Io abbai! Sì, io abbaio!
«Statte
zitto che la mettiamo dentro!» dice Pino, ancora sottovoce.
Pino,
mettere questa rana dentro la piscina non mi sembra la soluzione più
ragionevole, specialmente per chi ha in carico la pulizia della villa, mi
spiego?
Mi
sembra più sensato appoggiarla un attimo fuori dal recinto, là, di fianco ai
bidoni, poi si penserà come è meglio fare.
No,
come non detto, l’ha già buttata dentro.
Bravo!
Complimenti!
Eccola
lì, si è tutta raggomitolata nella vasca; si vede bene. La piscina ha le luci
che si accendono di sera. Non sono un esperto di queste cose, ma secondo me non
arriva a domani; si capisce che ha patito; e molto; guardala lì com’ è magra!
Per me non mangia da molti giorni.
Ma
cosa fa? Ha aperto un occhio?
Mi
sta guardando? Ce l’ha con me?
Perché
ce l’hai con me? Ti ho fatto qualche cosa?
Sai
cosa ti faccio?
Io
ti abbaio! Sì, io ti abbaio! Sì, ti abbaio!
«Statte
zitto, che domani vediamo come sta!» riprende Pino preoccupato.
La
mattina dopo.
Si è
ripresa! Sì, si è ripresa!
Guardala,
è lì con la testa fuori dall’acqua.
Questa
mattina l’ho capito subito che stava meglio. Non l’avrei mai detto! Ieri mi
sembrava messa così male! Vedrai che oggi le rondini non vengono più a fare il
tuffo in piscina, con quella lì dentro!
Brava!
Sei stata brava, ce l’hai fatta, complimenti. Ma perché non la smetti di
tenermi gli occhi addosso?
È
tutta la mattina che controlla quello che faccio. Ho provato anche a mettermi
dietro al vaso grosso; ci sono stato un po’, poi quando sono venuto via lei era
ancora li che mi controllava. Ma cos’hai da guardarmi?
Non
ti piaccio? Ti faccio paura?
Guarda
che la devi smettere di tenermi gli occhi addosso.
Cosa
credi di essere bella tu con quei segnacci che hai!
Guarda
che se non la smetti io abbaio! Abbaio sai! Io abbaio!
«Statte
zitto che vediamo se mangia!» ripete Pino speranzoso.
Non
la mia colazione Pino! Pino non darle la mia colazione! Cos’è che le dai? Cos’è
che le dai? Pesce?
Pesce
della cucina? Bravo! Se tornano i milanesi voglio vedere cosa gli dici!
E
poi quella lì non lo mangia il pesce; non le piace.
Secondo
me mangia le cose come i gamberi, quelli piccoli.
No…
No… Sbagliato; come ha visto quello che aveva in mano Pino è corsa dalla sua
parte; e quanto è stata svelta!
Devo
dire che nella piscina si muove davvero bene! Per arrivare al bordo ci ha messo
un attimo; e senza fare rumore.
Ma
guardala! È arrivata sotto da Pino; con una mano ha stretto la scaletta; e poi
si è alzata su di parecchio fino ad arraffare il pesce con l’altra.
Si
vede che quelle due cose che ha al posto dei piedi spingono davvero forte!
Fanno come il motore della barca di Pino, ma senza fare tutto quel rumore!
Il
pesce l’ha mangiato tutto!
Ha
mandato giù anche la coda!
Almeno
così mi sembra di vedere.
E ha
fatto tutto sott’ acqua!
Bene!
Almeno così c’è meno da pulire.
Cos’è
che vuoi adesso?
Perché
vieni qui dalla mia parte?
Vuoi
fare la conoscenza?
Va
bene, adesso che sei della villa, possiamo fare la conoscenza.
Vieni
pure qui; però devi lasciarti annusare; sì, è la regola; ecco … stai fermina;
così …brava… lasciati annusare…
M’ha
schizzato! Brutta! Sei brutta!
Non
saremo mai amici! Mai! Mai! Mai!
«Statte
zitto che la portiamo al mare!» dice Pino deciso.
Siamo
al mare.
Pino,
ascolta, non è così difficile da capire che io e questa cosa siamo due esseri
diversi!
Ma
perché ci hai messo insieme dietro sul cassonetto? Non c’è possibilità
d’intendersi con questa rana; è da quando siamo partiti che non ha smesso di
soffiarmi contro.
Ma
cosa ti soffi! Cosa credi di farmi paura?
E
tieni giù quelle manacce! Lo so che mi vuoi prendere il collare!
Ma
io ti abbaio! Sì, ti abbaio! Ti abbaio.
«Statte
zitto che la mettiamo dentro!» dice Pino ancora più deciso.
Bene!
Dai, buttala in mare! Buttala dentro!!
Si,
bravo, portala in braccio, neanche fosse la festa della Patrona!
Ma
guardala! Appena ha visto le onde ha cominciato a dimenarsi come una matta! Ma
che schifo! Le cade la saliva dalla bocca!!
Buttala!
Pino buttala, che ti sporca tutto!
Ohhh!
Si! L’ha buttata!
Meno
male! Ci siamo liberati!
Ecco,
è già sparita! Sarà già là in fondo; sicuro!
È
svelta quella!
È
andata!
E
non pensare di ritornare sai! Che se ti rivedo qui, io ti abbaio! Sì, ti
abbaio! Ti abbaio!
«Statte
zitto che quella non la vediamo più!» dice Pino triste.
Ci
conto!
Ci
conto proprio!
Sì!
Vai,
vai, antipatica!
Sì,
vai!
Chissà
se quella riesce ad arrivare fino dall’altra parte del mare.
Mah!
Chi lo può sapere?
Secondo
me ci riesce; se però non finisce dentro la rete di qualche pescatore.
Stai
attenta!
Sì,
stai attenta!
Pino,
andiamo a mangiare!
Fuori dall'acqua è un racconto di Claudio Balboni
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