La cascina dei delitti - 2° parte

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ANTONELLA BRIOSCHI
LA CASCINA DEI DELITTI
(Capitolo 2)





Il pensiero di avere, almeno, una morte veloce, senza sofferenze, sopraffece ogni altro nella sua mente.
Susan, la carnefice, gli porse un bicchiere d’acqua.
Aveva una sete terribile!
Bevve avidamente.
Trangugiò il liquido in un unico sorso.
Si sentì meglio.
Credette di stare per uscire da quell'orrore.
Dopo pochi minuti, incominciò a vedere tutto annebbiato.
Pensò che qualcosa fosse stato messo nell’acqua.
Forse aveva bevuto troppo in fretta!
Si impose di non dare peso al fatto che i suoi occhi vedessero ogni cosa sfocata.
Si disse che non gli importava.
Fra un po’ Susan avrebbe aperto le catene che lo imprigionavano e l’avrebbe lasciato andare.
Perse i sensi.
Mark collassò dopo neanche mezzora.
Susan guardò il suo corpo inerte, compiaciuta.
Decise di abbandonarlo lì!
Nessuno avrebbe potuto trovarlo.
La fattoria era isolata.
La cascina dei delitti era sperduta nelle lande.
Sarebbero passati anni prima che qualcuno fosse arrivato in quel luogo.
Fuori c’era il sole.
Prese l’auto e partì.
Il giorno dopo era in aereo diretta a New York.

Era passato un mese dall’uccisione di Mark.
Susan aveva trovato lavoro a New York: era commessa in un negozio di abbigliamento.
Il suo nome era cambiato; adesso si faceva chiamare Ellen.
Aveva modificato il taglio dei capelli. Erano sempre biondi; ma ora presentavano dei colpi di sole rossi. Prima erano molto lunghi; adesso arrivavano appena alle spalle.
Stava bene.
Aveva preso in affitto un piccolo monolocale nel quartiere di Brooklyn.
Recava una vita tranquilla; lavorava tutto il giorno; e di sera non usciva mai.
La sua nuova vita solitaria le piaceva. Cercava di non pensare a quella passata. Non voleva ancora soccombere all’odio.
Era un sabato sera.
Ellen era uscita dal negozio alle otto, pregustando che finalmente domani avrebbe potuto dormire. Era stata una settimana intensa. Le festività del Natale erano prossime. La gente impazziva per la corsa ai regali.
New York, poi, era assalita da turisti da ogni dove proprio per le festività imminenti.
La titolare era contenta di lei poiché vendeva parecchio. Aveva un fascino particolare che attirava i clienti.
Il negozio era ampio, disposto su due livelli: il piano terra adibito ad abbigliamento maschile; quello sopra ad indumenti femminili.
Le sue preferenze di clientela erano per le donne. Il negozio, tuttavia, era frequentato anche da uomini; e con molta frequenza era lei che doveva servirli.
Alcuni arrivavano a richiedere esplicitamente la sua assistenza per i loro acquisti.
Non c’era gelosia, però, da parte delle altre due commesse, anche loro belle ragazze. Dicevano che l’avvenenza di Ellen faceva il gioco della squadra.
Finalmente era arrivata a casa.
Non aveva fame.
Mangiucchiò una specie di dolcetto, non più morbido, vecchio di due giorni; mise il pigiama; e si infilò a letto con la tv accesa. L’intenzione era di vedere un film; ma non arrivò alla fine dello spettacolo poiché si addormentò dopo appena mezzora.
Si svegliò presto, nonostante fosse domenica.
Non voleva poltrire.
Decise di andare a correre in Central Park.
La temperatura era abbastanza rigida è infilò una giacca a vento sopra la tuta.
Corse per più di un’ora.
C’era tanta gente che frequentava il parco, nonostante fossero le prime ore del mattino!
Considerò che le persone avessero tutte bisogno, la domenica, di cambiare le loro abitudini.
Si fermò per riprendere fiato. Adocchiò una panchina e vi si diresse decisa.
Aveva un fisico giovane e snello. Il suo lavoro, però, non le permetteva di esser allenata e si stancava presto.
La panchina era inondata di sole; niente vento; cielo azzurro; un tepore piacevole.
Si stava bene!
Aveva portato un libro.
Lo aprì e iniziò a leggere.
Un uomo giovane si sedette vicino a lei.
Ne fu contrariata. Voleva godersi la sua conquista di quell’angolo di godimento.
Non avrebbe potuto, d’altronde, cacciarlo via.
lo sbirciò di sottecchi. Era decisamente bello: alto, abbronzato, capelli neri ondulati.
Portava occhiali da sole scuri.
Cercò di immaginare di che colore fossero gli occhi.

La cascina dei delitti è un racconto di Antonella Brioschi

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