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CLAUDIO BALBONI
SAN PROSPERO SUI GOLFI
2° parte
Su di una parete
del Bar Centrale campeggia una foto di Gianni in vespa.
Risale a circa
tredici anni prima. Lo ritrae, sorridente e bardato, nel momento della partenza
dal paese per raggiungere una ragazza francese che abitava in Normandia.
È un’autentica preziosità,
facente parte delle storie di paese, che qualcuno ha pensato di riesumare
stante l’esperimento voluto dal Sindaco (o la Sindaca, la Sindachessa, come
preferite!).
In verità, quella
avventura non aveva avuto un esito confacente alle aspettative di Gianni poiché
erano successi eventi non previsti.
Infatti, vicino a
Marsiglia, aveva cotto la testata e bruciata la candela dello scooter che lo
aveva lasciato a piedi. Comunque, era riuscito a raggiungere la dimora della
donzella con mezzi di fortuna e la disponibilità dei francesi.
La ragazza che
aveva indotto Gianni ad effettuare una simile impresa era una studentessa
universitaria di ventidue anni. Stava eseguendo delle ricerche di linguistica
ed era approdata a San Gregorio sui Golfi, borgo ritenuto particolarmente
idoneo allo scopo, per verificare alcune teorie sulle origini dei vari dialetti
nell’area mediterranea. Oltre alle caratteristiche come soggetto di riscontro
di teorie scientifiche, il paese costituiva anche un posto magnifico per trascorrervi
un periodo di vacanza. Infatti, lei aveva inizialmente programmata una
permanenza di un paio di settimane. Settimane che si erano, poi, moltiplicate
per quattro per via delle insistenti ed efficaci manovre di accerchiamento
messe in atto da Gianni.
Alla fine, la
fanciulla dovette comunque far ritorno alla sua casa in Normandia. Non senza,
però, reciproche assicurazioni di dare un seguito al rapporto instauratosi.
Su queste basi,
l’arrivo di Gianni al cospetto dell'amata, aveva scatenato in questa la convinzione
di aver incontrato l’amore supremo; e, di conseguenza, lo aveva accolto come si
conviene in tali circostanze.
Ne nacque una
perfetta luna di miele per una qualche settimana. Ma, e qui sta la parte più
saliente della vicenda, Gianni cominciò ad avvertire un grande pericolo per la
sua libertà quando la ragazza cominciò a fare discorsi sull’organizzazione del
loro futuro insieme.
Naturalmente, non
era questo il fine di Gianni che, dopo qualche giorno, riparata la vespa, si
era dileguato e aveva fatto ritorno a San Prospero sui Golfi dove aveva
riportato una sua personale, dolce, idilliaca versione della storia amorosa
vissuta.
Oggi, per
l’appunto, tra un commento e l’altro su alcuni riportati della Gazzetta
sportiva con gli altri suoi colleghi, ogni tanto dà una sbirciatina furtiva a
quella sua immagine sullo scooter, con un cenno latente di rimpianto dentro di
sé.
Improvvisamente,
irrompe nel locale la banda al completo dei ragazzini staffetta, muniti di
bicicletta, per l’allerta veloce.
«Francè, correte
che sono arrivate due americane, sono una mamma con la figlia!» esclama, con
voce concitata e trafelato per la corsa, il capo del gruppo.
«E che c’entro io
con l’americano? Io sono per il pubblico francofono!» risponde Gianni un po’
indispettito.
«Francè, Duepiotte
è già occupato con la coppia di Boston! Ci siete solo voi!»
Gianni afferra al
volo l’occasione di aumentare la quotazione del suo operato.
«Tutto io devo
fare in questo paese! Questo paese lo tengono su queste mani!» esclama
baldanzoso, a voce alta.
La provocazione
non è percepita dai presenti più di tanto; sono abituati alle esternazioni di
Gianni detto il Francese.
«Francè,
ricordatevi di cambiare la bandierina!» raccomanda il ragazzino capo della
banda degli allertanti muniti di bicicletta.
«E si capisce! Ci
vuole precisione in questo lavoro! E voi studiate, che così imparate!» lo
assicura lui.
Seguendo le
indicazioni ricevute, Gianni si reca nel negozio di ceramiche che è stato
riaperto al pubblico. L’esercizio dispone di un cortile, prima dell’entrata,
ove sono esposte, su degli appositi banchetti, centinaia di statuine
multicolori. Una ragazzina ne tiene una tra le mani e appare intenta a una
scelta.
La ragazzina è
graziosa; ma non sembra il tipo classico americano, quello dei film di
Hollywood. Un bel caschetto di capelli bruni la fanno apparire un po’ più
europea, anzi mediterranea, considera tra sé Gianni.
Comunque, si
avvicina e, con un inglese claudicante, esclama:
«Good morning Miss, let me introduce myself! The San Prospero village puts me at
your disposal for what you need!» che, nelle sue intenzioni, avrebbe voluto
dire «Buon giorno signorina, mi permetta di presentarmi! Il paese di San
Prospero mi mette a sua disposizione per qualsiasi sua necessità!»
La ragazzina lo
guarda sorpresa; sembra non capire; poi sorride e grida forte:
«Mum! Mum come
here! The Village gives us a guide!» che in italiano vuole dire: «Mamma! Mamma
vieni qui! Il paese ci mette a disposizione una guida!»
Dall’interno del
negozio esce una signora; si avvicina a Gianni e alla ragazzina e, con una voce
dolce e affabile esclama:
«Oh, the village
gave us “piezzo ‘e merda”!» che in italiano si tradurrebbe «Oh, il paese ci
mette a disposizione “piezzo ‘e merda”!»
Gianni ha un
sussulto improvviso.
Non era mai
successo, in vita sua, sentire pronunciare parole così offensive, soprattutto
che sembravano rivolte proprio a lui.
Si gira verso la
persona che le ha pronunciate con fare nervoso; e rimane a bocca aperta.
«Anne!» esclama
meravigliato.
Fissa la donna;
poi sposta lo sguardo verso la ragazzina.
«Si sul ‘a tocchi,
te taglio ‘o cazzo e te ‘o metto su pe’ ‘o mazzo!» esclama la donna, sempre con
il suo tono affabile e dolce, fissandolo a mo’ di sfida.
«Mom ! Speak English! I don’t understand! Wath does “piezzo ‘e merda” means?» che
in italiano suonerebbe: «Mamma! Parla inglese! Non capisco! Cosa vuol dire
“piezzo ‘e merda”?» protesta la figlia.
«Don’ t worry
dear, it is the dialect of this village!» la rassicura la madre, cioè in
italiano: «Non ti preoccupare cara, è il dialetto di questo paese!»
Gianni è confuso e
smarrito; ma riesce, dopo qualche minuto a ritrovare una certa padronanza delle
sue reazioni.
«Yes miss, ... it
is our language!» afferma con voce stentata, nel suo inglese approssimativo che
nelle intenzioni avrebbe voluto essere: «Sì signorina, …. è la nostra lingua!»
Una sequela di
immagini attraversa la mente di Gianni: la ragazza francese, con gli occhi
verdi, che tredici anni prima era arrivata per studiare e villeggiare a San
Prospero sui Golfi; le otto settimane di attenzioni e corteggiamenti perpetrati
da lui nei confronti della stessa; le canzoni che le aveva dedicato
accompagnato dalla sua chitarra; le ore trascorse in spiaggia, i baci, le
carezze; la particolare mania della fanciulla di andare in giro con un
registratore per raccogliere interviste con i personaggi più tipici e genuini
del borgo, nonché di essere in grado di apprendere e ripetere, con estrema
facilità, termini e frasi della lingua del posto; la sua pazza spedizione nella
cittadina di Anne in Normandia; eppoi la sua fuga precipitosa e pavida.
Ma, come mai,
adesso, lei parlava inglese ed era diventata americana?
Forse per i suoi
studi e la sua specializzazione nelle scienze linguistiche?
Effettivamente,
adesso ricollegava un fatto strano che era accaduto tre anni dopo la sua
fuga.
Aveva ricevuto una
busta, per posta aerea, che conteneva la foto di una ragazza, con un vistoso
cappello ed occhiali neri, che teneva in braccio un bambino. La ragazza era
vestita elegantemente con un tailleur nero che recava sul taschino sinistro un
logo e la scritta Boston University. Lui aveva pensato ad uno scherzo o ad un
errore e non ci aveva più rimuginato sopra.
I suoi pensieri
sono interrotti dalla piccola:
«It is a pleasure
to meet you but how I should call you?» che in italiano suonerebbe «È un
piacere conoscerti ma come devo chiamarti?»
«You can call him
whit his nickname: “piezzo ‘e merda”» cioè «Puoi chiamarlo con il suo soprannome:
“piezzo ‘e merda”!»
«May I call you
“piezzo 'e merda”?» chiede la figlia rivolta, con fare educato, verso Gianni
che in italiano sarebbe stato «Posso chiamarti “piezzo 'e merda”?»
«Yes, you can call me as you like, but my name is
Gianni!» le risponde Gianni sempre più costernato. Nelle sue intenzioni voleva affermare:
«Si, puoi chiamarmi come ti piace, ma il mio nome è Gianni!»
«Oh, yes! Gianni!
I prefer it, “piezzo ‘e merda” is too long!» cioè: «Oh, sì! Gianni! Lo
preferisco, “piezzo ‘e merda” è troppo lungo!»
Così dicendo la
ragazzina gli allunga la mano dicendo:
«Ok Gianni, my
name is Elly, nice to meet you!» cioè: «Ok Gianni, mi chiamo Elly, è un piacere
conoscerti!»
Gianni stringa la
mano di Elly; e un brivido gli attraversa la schiena.
«Ah, “piezzo ‘e
merda” ce l’ha fatta a tuccarla!» esclama Anne, fra sé, sempre col suo tono
dolce e affabile.
«Mom ! Speak
English! I don’t understand!» protesta Elly, indispettita, cioè: «Mamma! Parla
inglese! Non capisco!»
«Don’ t worry
Elly, it’s our dialect» risponde risoluta Anne, cioè: «Non preoccuparti Elly, è
il nostro dialetto!»
«Then, you know
each other!» afferma Elly con meraviglia, che vuol dire «Così voi vi
conoscete!»
«Yes Elly, your
mother and I used to go to the same school!» mente Gianni evitando di guardare
negli occhi la ragazzina. Voleva dire: «Si Elly, io e la tua mamma
frequentavamo la stessa scuola!»
«Mum! See that I was right to convince you to come
here to the country of photos that you always show me!» cioè: «Mamma! Vedi che ho fatto bene a convincerti a
venire qui nel paese delle foto che mi mostri sempre!»
«Yes dear,
altrimènt nun incuntravàm “piezzo ‘e merda”!»
«Mom! Speak
English! I don’t undestand!» protesta ancora Elly, cioè: «Mamma! Parla inglese,
non capisco!»
Gianni, poi,
spiega alla ragazzina che è libera di scegliere la statuina che più le piace,
il pagamento è garantito dal comune.
«Ah, “piezzo ‘e
merda” è diventato generoso!» commenta Anne.
«Mom! Speak
English! I don’t undestand!» protesta ancora Elly, cioè: «Mamma! Parla inglese!
Non capisco!»
Gianni sembra aver
superato lo stato di smarrimento procuratogli dall’incontro con le due
americane.
Elly decide per
l’acquisto di un delizioso, piccolo Arlecchino.
Gianni le spiega
che non è proprio una figura tipica del paese; ma concorda con la scelta.
Sempre lui si
occupa del pacchetto regalo. Lo si sente protestare con la padrona del negozio
perché esige che la ragazza americana debba avere una statuina perfetta senza
quel graffio sulla tunica dell’esemplare esposto fuori.
Più o meno lo
stesso copione si ripete in gelateria.
Qui Gianni
comincia a ricorrere alle sue arti seduttorie; ma nei confronti della figlia
della sua ex amata.
Tenta di
convincerla a visitare casa sua, insieme alla mamma, dove il terrazzino
permette la vista indimenticabile dei golfi.
Elly si fa
convincere subito; e comincia una serie di esortazioni verso la mamma per farle
accettare l’invito.
Di contro Anne
continua con le sue considerazioni, espresse sottovoce nella lingua del paese,
sui comportamenti di Gianni, senza accogliere gli inviti di Elly di parlare in
inglese.
Gianni elude i
mormorii di Anne e si concentra sulla figlia.
È, però, tagliato
fuori dall’intervento di Angelo, il figlio del padrone della gelateria, che, in
un promettente inglese, inizia a colloquiare con Elly.
La visita
all’appartamento di Angelo è, comunque, combinata.
Nella casa egli ci
vive da solo, dopo la morte della madre.
La vista dei golfi
dal terrazzino è effettivamente da mozzafiato.
Il sole calante
riflette un mare d’oro fuso.
Elly è commossa;
anche Anne sembra sciogliersi.
Gianni propone a
Elly di convincere la madre a rimanere lì per la notte. Lui si sarebbe
sistemato altrove. Fra poco sarebbero arrivate le pizze.
Anne, chiede di
andare in bagno e si allontana dal terrazzo.
Non ritorna
subito; e Gianni paventa qualche azione non benevola.
Infatti, la trova
nella camera di sua madre che si pulisce le scarpe con la coperta del
letto.
«Si’ pazza! Ma che
fai! Qui dorme la bimba!» la rimprovera Gianni, a voce bassa.
Lei gli lancia uno
sguardo di commiserazione.
Ma i suoi occhi
sono lucidi.
Le pizze sono
squisite.
Anne ha smesso di
offendere.
Ora sembra fare
l’offesa; non parla; tiene la testa alta; scruta l’orizzonte; ed evita
accuratamente gli occhi di Gianni.
Elly ha già in
mano una copia delle chiavi della casa.
Gianni dichiara di
essere disponibile a prendere e riportare all’aeroporto tutti: Elly, la mamma,
e, se lo desiderano, anche le cugine Americane, perché assolutamente devono
visitare le due cose più belle del Mediterraneo: la grotta dello Smeraldo e la
Tomba del Tuffatore.
Elly, è agitata,
sta già pianificando diverse, future visite. La sua mamma non si oppone.
Ora la cena è
terminata.
C’è silenzio sul
terrazzino. Gianni e le due ragazze si godono l’atmosfera di pace e serenità.
Nello stradello di
sotto è apparso Angelo. Imbraccia la chitarra. Saluta le due signore americane.
Le dedicherà una vecchia canzone napoletana.
Elly è
eccitatissima.
«Mom! Mom! Listen,
it’s a serenade!» esclama a voce alta, cioè: «Mamma! Mamma! Ascolta, è una
serenata!»
«Chi vuole con le
donne aver fortuna
non deve mai
mostrarsi innamorato.
Dica alla bionda
che ama più la bruna.
Dica alla bruna
che da l’altra è amato.»
Recita la canzone.
Elly applaude
calorosamente.
Ci sono pure uno
scambio di bacetti lanciati al volo e promesse per il giorno seguente.
Il ragazzo si sta
per accomiatare.
Gianni si sporge
dalla ringhiera e con voce suadente e garbata dice:
«Cantànt, perché
nun te ne va’ intu ‘u cesso ‘e casa tua?»
Il giovane
gelataio/musicista non sembra preoccuparsi più di tanto.
«Francè, quanto
siete geloso! Ci vediamo domani!»
Alle richieste di
traduzioni di Elly, le risposte della madre sono sempre le stesse:
«It’s their
dialect dear!» cioè: «È il loro dialetto cara!»
È giunta l’ora di
dormire. È stata una giornata bella, ma faticosa.
Come promesso
Gianni lascia la due donne sole nella sua casa.
Si ripresenta la
mattina dopo.
C’è una speciale
colazione per tutti e tre.
La vista di Anne
ed Elly, che si aggirano per le stanze in pigiama, sbadigliando, è uno
spettacolo che lo commuove.
Il programma
prevede una gita con la sua barchetta a remi per ammirare da vicino la costa di
fianco al porticciolo.
Le signore sono
già pronte con cappelli, costumi e splenditi occhiali da sole.
Anna non offende
più; e nemmeno fa più l’offesa.
Abbraccia la
figlia; e l’asseconda in ogni suo progetto espresso.
Non appare nemmeno
turbata dalle occhiate insistenti che gli ha riservato Gianni mentre
remava.
Un ragazzo si
tuffa dallo scoglio e nuota verso di loro.
È Angelo che,
appena raggiunge la barca, si attacca al bordo.
Elly è
elettrizzata per la sorpresa e saluta Angelo con allegria.
Anche Gianni saluta
il nuovo arrivato; ma, con tono fermo, mormora:
«Si sul ‘a tocchi
te taglio ‘o cazzo e te ‘o metto su pe’ ‘o mazzo!»
Anche questa volta
il ragazzo non sembra agitarsi più di tanto.
«Francè, quanto
siete nervoso!»
Gianni ride!
Anche Anne ride!
Ride di gusto!
Anche Elly ride!
Non ha capito proprio tutto; ma ride!
San Prospero sui golfi è un racconto di Claudio Balboni
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