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FRAMMENTI DI VITA
L’UOMO DI SABBIA
Urla la sveglia.
Luigi si alza.
Ambra dorme di
sasso sul lato corto del letto, intralciandogli i piedi. Delle lacerazioni,
quasi impercettibili, sono distribuite lungo le lenzuola umide.
Egli si solleva
dal letto, e va in bagno, trascinandosi come un peso morto.
Dopo dieci minuti,
ritorna in stanza.
Dà un bacio alla
moglie, ma lei lo respinge e si volta di lato; è ancora in quella bizzarra
posizione. La lascia riposare. Si veste e si reca a lavoro.
Corre in auto, con
una radio casuale a medio volume.
La consorte ha
cominciato le ferie a 5 mesi dal parto, ma quasi non c’è più intimità da molto
tempo, né litigi.
Nella sua memoria,
non riesce a pescare alcun ricordo del concepimento. Oltre tutto, si accorge
che il sedile è un po’ più indietro ed inclinato dal suo habitué.
La telefonata lo
distrae, così ripone i suoi pensieri nel cassetto del farmacista, e riceve
l’interlocutore in altoparlante Bluetooth dell’auto: il padre vuole essere
accompagnato ad un’inaugurazione di psichiatria in suo onore.
Rincasa nel primo
pomeriggio. Ha cercato di uscire un po’ prima dal lavoro.
Si addentra con
aria furtiva, e con passo evanescente. Esamina meticolosamente la casa, stanza
per stanza. Sente un gemito dal bagno. Si avvicina a passo felpato, afferra la
maniglia, la ruota piano piano, apre!
La donna è in
ecstasy, immersa in acqua calda.
Lo guarda,
scrutandolo attentamente per qualche attimo. Dopo una
manciata di secondi lascia fluire fuori:
«Luigi caro!»
Ma quel
tentennamento, trascurato all’orecchio di qualunque marito, era miele per le
api, come un pasticciere che fa man bassa di qualunque frammento di savoiardi,
per paura di non completare il quadretto.
Luigi pulisce la
posta elettronica del suo portatile, sorseggiando una cioccolata calda sul
divano. Si lamenta dei continui “spam” pornografici che da alcuni mesi gli
intasano la posta indesiderata.
Ella passa un
istante dopo sorridendolo, e lui le sorride di rimando.
Chiude il pc.
Ha fatto tardi.
Così corre in bagno a prepararsi per la notte. Si sente gli occhi della moglie
addosso.
Ambra guarda
spesso l’orario, e armata di un inusuale dolcezza, invita il consorte a
coricarsi, per il suo bene, l’indomani dovrà andare al lavoro.
Come lo spazzolino
passa di dente in dente, così i neuroni si palleggiano i pensieri. Anzi, questo
movimento ripetitivo del polso lo aiuta a concentrarsi meglio sui dettagli.
Realizza che non deve, assolutamente, cedere a Morfeo. Ma per quanto si sforzi,
non appena poggia la sua carcassa a letto, la colonna vertebrale si dilata,
emettendo lo stesso suono dello scoppiettar di un camino. Si rilassa, assopito
dal calore delle coperte.
Chiusi gli occhi
che era notte, li riapre che è giorno. Gli è parso un attimo, è ancora più
stanco di quando si è coricato.
Quasi un relitto
umano incrocia il vicino che ostentando un grande
rispetto, gli fa un fugace occhiolino. Si sente subito schernito, ed avverte
sempre più il peso delle corna.
I giorni si
susseguono, ed è sempre più provato.
Arranca a lavoro.
Sempre più
cagionevole, raggiunge le ferie estive per il rotto della cuffia.
Tornato
dall’ultimo giorno di dovere, appoggia le chiavi sul tavolino all’ingresso,
sale faticosamente le scale, si slaccia le scarpe, e si mette sotto le coperte,
ancora vestito.
Apre gli occhi. I
profumi di manicaretti lo attirano giù. Scende le scale e, grattandosi, si
accorge di essere in pigiama. Raggiunge Ambra che apparecchia. Lo sorride, col
pancione in bella vista, invitandolo a prepararsi per il pranzo.
Oramai è una vita
che non litigano più, né fanno più cose assieme, tutto è sprofondato nella
tomba di una routine.
«Cara, dormo da
ieri pomeriggio?»
E lei, con un
sorriso esteso e inamovibile, gli risponde che non voleva disturbarlo.
Luigi l’afferra
con fermezza sui fianchi, e pressandole sul bacino, la bacia, facendo
attenzione all’addome.
Le mani scivolano
sulle curve. Dopo l’ennesimo bacio sul collo Ambra sospira, e comincia a
rispondere col corpo alle provocazioni.
Si immergono quasi
in una danza tribale di mutuo istigamento continuo.
La magia è
interrotta da delle fitte alla pancia di Ambra, che corre a stendersi sul
letto. Durano poco, neanche 10 minuti e torna per il pranzo, rassicurando il marito.
La minestra calda
prende il posto dell’atmosfera oramai raffreddata.
Luigi è leggermente
più riposato, ma non come qualcuno che ha dormito due mezzi giorni. Pieno di
dubbi, va a farsi una bella doccia.
Sta usando un
cotton fioc, in accappatoio, davanti al lavandino, quando la sua immagine
speculare gli parla:
«Tu! Giù le mani
da mia moglie!»
Rimane impietrito,
vorrebbe replicare, ma balbetta parole sconnesse con voce flebile. L’immagine
continua:
«Proprio adesso
che dovrei accudirla, ci sei tu in mezzo!»
Si sciacqua il
volto ripetutamente, in modo compulsivo, guardandosi allo specchio dopo ogni
risciacquo, ma è tutto normale, così lascia scemare l’episodio come effetto
dello stress.
Luigi ha appena
finito di fare i piatti, molto goffamente, sono le prime volte che ci si
cimenta.
Oramai manca poco
per il parto pilotato. Raggiunge la consorte, e si stende a fianco al pancione,
poco sotto la spalla. Si sta addormentando sulle note del figlio, oramai in
pace da maliziosi pensieri perché scottato dall’alluci nazione al bagno.
D’improvviso, i
lamenti della moglie lo mettono sugli attenti.
Le lenzuola si
bagnano di un liquido traslucido.
Prende la donna di
peso, e la porta in macchina.
Fa retromarcia nel
viale, si immette sulla strada, si ritrova seduto nella sala d’attesa
dell’ospedale.
Salta dalla sedia,
si guarda attorno, cercando di razionalizzare. Con le mani si tira indietro i
capelli, con sguardo attonito.
Un’infermiera lo
raggiunge, e lo porta in camera.
La moglie è nel
letto, con volto provato, che custodisce tra le braccia il neonato.
«Come vi
somiglia!» dice l’infermiera a Luigi, oramai immerso in una situazione
inverosimile.
È un attimo, il
tempo di sollevare il bambino, che si sveglia nel matrimoniale a casa.
Pensa che sia un
sogno, quando è allarmato dal pianto di un neonato al piano di sotto.
Snervato, non
riesce a infilarsi le pantofole, scende a vedere, ed il bambino è cresciuto,
avrà 2 mesi.
«Marco, amore!»
dice Ambra davanti la porta, alle sue spalle.
Ma alle parole:
«Chi è Marco?» lei fa cadere il coltello sporco di cipolla, e si incolla con la
schiena alla parete.
Luigi l’afferra al
collo e la schiaffeggia.
«Esci fuori!»
urla, ma nulla.
Infila la mano
nelle mutandine, quando l’altra mano, con volontà propria, gliela blocca.
«Eccoti!»
Ambra si
svincola, e con una mano sulla bocca scoppia in lacrime.
Mentre il marito
litiga con sé, lei farfuglia su quanto abbia amato Luigi, ma di essersi innamorata
di Marco.
«Non
hai gli attributi!» dice Marco; e sopra lo sguardo spaventato di Luigi, verso
il basso, come a voler guardare la bocca.
La
mano destra tenta di svicolarsi dal blocco.
«Ricordi quando
dei ragazzini più grandi ti rubarono la mountain bike? E tu niente. Quando il
tuo lavoro non veniva apprezzato, era il migliore, ma
il boss elogiava sempre l’addetta alle fotocopie, solo perché “armata di
ginocchiere”?»
L’uomo cade, in
preda a sé stesso. Vinta la presa, la mano ostile afferra il collo.
«Assapora questa
costrizione, questo senso di disagio, ogni volta che la vita ti ha assestato un
colpo e tu non hai reagito! Mi sentivo affogare sotto una lastra di ghiaccio; e
battevo, battevo i pugni; e finalmente, un giorno, ho infranto la barriera.
Amanda era stanca della tua romantica lungimiranza; progetti; sogni nel
cassetto; i “domani andrà meglio”; “non può piovere per sempre”; ed altre
masturbazioni di pensiero. Vuole vivere il presente; darsi allo sterminio dei
sensi come se non ci fosse un domani; concedersi “lo strappo” alla regola ogni
tant;, fare pazzie. La prima volta che abbiamo fatto l’amore è stato al mare,
in marzo, forse è lì che abbiamo concepito nostro figlio. Con la tua sinusite
non avresti mai fatto questo colpo di testa. Lo sai che Amanda ha la fantasia
di guardare certi siti mentre stiamo sotto le lenzuola?»
Luigi si colpisce
al ventre, allentando la presa. Rotola a pancia sotto, e blocca sui reni la
mano ostile. Struscia a terra verso il coltello caduto prima ad Ambra.
«Ero in cura da
mesi per farti fuori. Ambra aveva fatto credere che fossi tu la personalità
scatenata in età adulta.»
Luigi afferra il
coltello, infilza la sua mano sinistra, così che la fuga dal dolore allontani
Marco.
Si alza, va verso
la culla. Non sente il richiamo del sangue, il bimbo è un estraneo. Va via,
entra in auto. La saracinesca del garage si sta alzando, sta per partire quando
si infrange il vetro del passeggero anteriore.
«Ridammi mio
marito!» urla Ambra in lacrime.
Luigi riesce ad
ingranare la marcia.
Ambra apre lo
sportello armata di coltello.
L’auto parte
facendo sballottare fuori il seggiolino per bambino al lato del passeggero, ai
piedi della donna.
Luigi controlla a
fatica il volante con la mano insanguinata, mentre con l’altra seleziona “papà”
in rubrica.
La telefonata è in
corso.
Poggia il telefono
sulla poltrona a fianco, ed attiva l’altoparlante Bluetooth, mentre si immette
in una coda di traffico, sull’insorgere di un tramonto.
Luigi parcheggia
il coupé sotto casa, ed il suo cane corre a fargli le feste.
Squilla il
telefono di domicilio. Lancia a terra il borsone della palestra, e afferra la
cornetta con la mano sinistra, perfettamente guarita. L’avvocato gli comunica
che la causa ha preso una piega delicata, la situazione è inverosimile, bisogna
capire come applicare la legge in mancanza di precedenti. La cosa certa è che
lei ha rifiutato il mantenimento, dichiarando il figlio illegittimo.
Ambra sorveglia a distanza suo figlio giocare con secchio e paletta. Le
onde le bagnano i piedi, facendo da interruttore, e parte il suo cuore.
Flash di quel
pomeriggio al mare, di quell’ardente bagnasciuga. Raccoglie della sabbia, e
lascia che il vento soffi sulla mano, disperdendo quel mucchio in mare. Il
piccolo ha finito il castello, ma quando il principe promette alla principessa
tanti bambini, si volta verso la mamma:
«Mamma, mamma
dov’è papà?»
Frammenti di vita è un romanzo di Daniel Pastore
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