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SARA PAGLIARETTA
Polvere
Foto di
Pixabay
Opacità.
Scomposizioni.
Frammenti di
sostanze disgregatesi in un luogo apparentemente nitido.
Cellule di
sfaldamento umane.
Polvere,
che nei pensieri
si fa materia agli occhi
nell’impallidire
dei fiori, nei colori sbiaditi
nelle parole
sterili, nei cieli densi,
fitti ed
impenetrabili.
Un vaso li
sorregge
baricentro di una
vita che si va sgretolando
in un solo giorno.
Lancette di
orologi consumati
assalite le ore
della finitezza.
Perfezione
assordante.
Luce che l’hai
reso maestoso
ora tradisci
portandolo ad
inaridire,
mantenendo in esso
il ricordo di un
incanto raro.
Diacronie cromatiche
Foto di
Pixabay
Occhi adombrati, trasparenze confutate,
boccoli che
appaiono al sol profilo.
Definito,
armonioso.
Postura fondata su
certezze immutabili.
Divani consumati
da quesiti.
Sei la risposta ad
essi.
Il punto di vista,
l’oltre.
L’alternativa a
schemi mentali, fondamenta, costruzioni interrotte
scheletri di
cemento su ammassi di necessità, bisogni, sogni.
Intravediamo
l’amore ma non lo afferriamo.
Ci hanno tolto le
mani.
Chi ci accarezzerà
ora?
Ci resta l’andare.
Fecondi cammini
sotto cieli stanchi.
Diacronie
cromatiche.
Avverbi estesi,
eloqui essenziali
come persiane polverose,
siamo le nostre
parole;
sillabe
espropriate da arcani vocaboli.
Noi, essere
discutibili
siamo il non
detto, gesti immaginati e diaframmi gonfi
e similitudini
varie.
Mutismo corale
Foto di Pixabay
Mutismo corale,
innaturale, computato
Assenza di
capitelli,
colonne magre
mangiate dalla pioggia
bagno perpetuo del
mondo che scioglie con tenacia conguagli frequenti.
Capelli sugli
occhi, visione laterale.
Scegli le mie
ossa, terra fradicia
ripercorri il mio
andamento, le linee che ci differenziano
trasloco dai
pregiudizi, indice di malore.
Dammi le tue
braccia, cerchio perfetto l’abbraccio.
Anche i sassi
vagheggiano oggi
fecondo
sole,
per acque senza
sponde.
Mare giovane
continuo trasporto.
Ecco cosa dovremmo
essere:
onde che
infrangono regole asciutte,
irrite,
infeconde.
Mare affine ad
un’amarezza negata
restano
sguardi
mentre la terra ci
guarda e gli alberi ci proteggono.
L’universo,
noi gemme mai
sbocciate.
Paure antiche
l’hanno proibito,
ma il tempo
ricorda che occorre non ricordare,
ma
acquietarsi.
Posticipare come
vino invecchiato.
Il tempo saprà
cosa fare di noi
e dei sollievi
incerti.
Pomeriggi distinti
da una dolcezza celere,
ma colma di pure
realtà.
Polvere, Diacronie cromatiche, Mutismo corale
sono poesie di Sara Pagliaretta
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