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LISA SANTUCCI
SMELLING FEARS
foto pixabay
Claudio è una
persona semplice.
Per buona parte
della sua esistenza ha lavorato nello studio di un commercialista di Imperia.
Studio posizionato in una qualche via dove non passavano mai troppe anime, che
fossero paganti o meno.
Vi ha lavorato
tutta la vita, o meglio, dai diciotto a quarantanove anni, quella età nella
quale le donne sono sulla soglia della menopausa.
Ora non ha un
lavoro. Ogni giorno, alle sette, si ritrova a spegnere la, ormai, inutile
sveglia; e ad alzarsi lo stesso per iniziare una nuova giornata vuota.
Oggi, però, è
diverso!
Claudio ha preso
una decisione; l'ha pensata due settimane fa; e ora l'ha presa!
Lui ha sempre
vissuto a San Bartolomeo, a quaranta minuti di auto dal suo luogo di lavoro.
Ha, nondimeno, sempre sognato di trasferirsi nell’entroterra poiché lui odia il
mare.
Il mare gli
procura sofferenze, paure, complessi.
Tra questi il più
doloroso è quello di non poter sentire gli odori del mare che, per coloro non
possono percepirlo, come Claudio, è forte, caratteristico, speciale.
Ogni giorno della
sua vita, fino ad ora, è passato di fronte a dei luoghi così meravigliosi senza
potersi rendere conto di quanto si fosse perso.
Oggi, però,
Claudio ha trovato la forza di stare davanti al mare!
Ci sono tante
belle insenature rocciose da quelle parti!
La migliore, per
lui, è quella che presenta un limitato tratto di spiaggia racchiuso tra
due pennelli di massi che si spingono in mare. C'è un cartello che ne blocca
l’entrata. È un cartello che dispone il divieto di accesso poiché quella
spiaggia è riservata al transito delle barche della scuola di vela lì davanti.
Tutti, però,
sembrano ignorarlo. E, così, anche lui.
Il secondo dei due
pontili di rocce che delimitano l’insenatura, separa la spiaggia anche dal
porto delle barche da diporto. È come un muro di pietre che, nella sua punta,
dove l’acqua è più profonda, si affaccia quasi a strapiombo. Sul pontile posto
a Nord ci sono due pescatori. Su quello a Sud nessuno.
È quello il posto.
Un posto dove Claudio ha sempre sognato di andare.
È da due settimane
che ci prova, senza riuscire a trovare il coraggio di farlo; ma oggi è diverso;
ed eccolo lì ad attraversare quella cordicella di divieto.
Nessun placcaggio
dalla sicurezza, nessun urlo di rimprovero, niente, solo il silenzio e il mare!
Con tutto il tempo
che sa di avere si dirige verso l'inizio del pontile di roccia.
Si sistema ai
piedi di esso, al limite della spiaggia, molto vicino all’acqua.
Nota dei graffiti
sui primi massi levigati dall'azione degli elementi.
Ha l’oceano nelle
orecchie e il vento nei corti capelli neri.
Qualcuno, prima di
lui, ha disegnato uno smile su uno dei massi.
Comincia a fare
profondi respiri; a muovere il naso su e giù facendo ballare gli occhiali; ad
aprire le narici; … e a sospirare deluso!
Una ragazza dai
lunghi capelli mossi, neri come i suoi, lo avvicina e lo sorprende:
«Ciao, che ci fai
qui tutto solo con questo tempaccio?»
È in quel
momento che Claudio si rende conto del vento gelido che ha iniziato a soffiare,
Le giornate non sono ancora le ideali per una nuotata di fine marzo. La
guarda sorpreso e risponde:
«L’odore!» senza
aggiungere altro.
La ragazza, si
accomoda accanto a lui a gambe distese; non sembra capire; gira lo sguardo
intorno, accompagnandolo con movimenti del capo, come ad indicare la distesa
d’acqua; e, non sicura, chiede:
«Del mare?»
Claudio annuisce,
semplicemente.
Con la coda
dell’occhio lancia qualche sguardo. Ha tutto il corpo in tensione.
«E devi venire
fino a qui, con il naso in acqua?» replica allora la ragazza con tono
scherzoso; ma anche un po’ derisorio.
Lui si
spazientisce. È colpito nel vivo. Abbassa le gambe, che fino a quel momento
aveva tenute strette al petto come un bambino in castigo; e le incrocia,
facendo sfregare le sue scarpe lucide sulla pietra:
«Pensavo che così
l’avrei sentito meglio!»
Le dita afferrano
le caviglie sottili, rimaste scoperte per il suo brusco movimento che aveva
fatto alzare l’orlo dei pantaloni di uno dei suoi completi da lavoro.
«Wow, mi aspettavo
qualche risposta filosofica o intelligente, una riflessione sulla vita e la
morte, o altre affascinanti sciocchezze del genere e invece…!» comincia lei,
quasi ridendo, ma sembrando effettivamente sollevata al pensiero di non dover
sembrare interessata per ore ascoltando i discorsi di uno sconosciuto
«Ti deve proprio
piacere Il mare!» conclude, dopo una pausa, con un tono molto più dolce e
incantato.
«No, per niente.
Io… voglio solo sapere che odore ha!»
Il suo tono è ora
più calmo, interessato alla schiettezza della ragazza; ma anche imbarazzato per
la sua menomazione.
«Perché? Non lo
senti?»
«No!»
«Ah, non ci credo!»
«Io adesso non sento
niente!»
Il tono di Claudio
è di nuovo tagliente; ma ha aspettato un attimo prima di rispondere. Perché le
persone non possono credere a quello che dice e basta?
Si aspettano
veramente che uno scherzi dopo un’affermazione del genere?
Ma, dopo tutto, è
una cosa strana, lui ci è abituato.
Butta lo sguardo
sullo smile disegnato sulla roccia vicina a dove è seduto, sospira e sorride.
Il sorriso, però,
è triste. Trattiene un po’ il respiro come se ci fosse un brutto odore
nell’aria. Sta cercando una scusa per giustificarsi.
«Capisco! …»
risponde la ragazza. Ha capito di aver sbagliato e comincia a giocherellare con
le dita sulla sabbia mentre il suo cervello lavora a una soluzione.
Claudio,
dall’altra parte, è sicuro che da un momento all’altro lo lascerà di nuovo
solo, lo spera quasi, così da poter tornare a respirare a pieni polmoni la sua
miseria.
«Cocco!» esclama
improvvisamente la ragazza, alzando lo sguardo con un sorriso luminoso e
divertito.
«Cosa?» risponde
dopo un momento di silenzio, sorpreso.
«Beh, non lo so…
Ma pensando al mare mi è venuto in mente il cocco» risponde subito la ragazza,
girandosi con tutto il corpo nella sua direzione, pronta a spiegare all’uomo la
sua illuminazione geniale.
«E questo cosa
centra, scusa?» risponde.
Lei è soddisfatta.
«Hai presente
quando sei sulla spiaggia? … A rilassarti sotto il sole? … E proprio quando
pensi che vorresti rinfrescarti con qualcosa…» racconta felice la ragazza, come
a rivivere il momento «… Cocco Bello!» esclama poi, ridendo per il sussulto di
Claudio.
La cosa assurda,
si ritrova a pensare Claudio, è che quella ragazza è assolutamente seria.
Forse è lei ad
avere i problemi più grossi!
È lui quello che
dovrebbe allontanarsi!
Una cosa è certa:
dargli le spalle, o anche solo il fianco, gli fa paura.
Per questo, si
gira verso di lei. Cerca di capire cosa può ribattere e cosa quella stranissima
donna, così insistente, voglia sentirsi dire.
«A te cosa viene
in mente pensando al mare?» continua la ragazza con un sorriso tranquillo e più
rassicurante.
Sta cercando di
metterlo a proprio agio.
Claudio emette un
piccolo sospiro.
«Boh, non lo so!
…» risponde dopo averla osservata per lunghi secondi.
Non è ancora
riuscito a cogliere un indizio su quale sia la risposta giusta. Non sa
veramente cosa dire. Il suo raziocinio è assente.
«Beh, provaci!
Dimmi tutto quello che ti viene in mente, così a naso! Ops» esclama tappandosi,
subito dopo, la bocca con una mano e alzando quella libera in segno di scuse;
ma gli occhi non sembrava dispiaciuti.
«Ma non lo so! Con
il mare eh…»
Claudio è sempre
più nervoso; con la mano destra allenta la cravatta ordinata sul suo collo; poi
la passa sui capelli a mo’ di spazzola; con lo sguardo vaga veloce per tutto il
paesaggio alla ricerca della risposta.
«Si dai, siamo
qui» lo esorta ancora la ragazza.
Il fiato
trattenuto di uno è compensato da quello regolare e un po’ divertito dell’altra.
Dopo qualche
minuto, lui si arrende, si gira verso la ragazza, guardandola fissa negli occhi
e ammette:
«Non ci riesco.
Non lo so!»
La ragazza allora
sospira delusa:
«Ma perché non ti
fidi di me?»
Claudio non può
fare a meno di pensare a quanto quella domanda sia sbagliata.
«Hai mai pianto
per qualcosa? Hai mai riso con gli occhi? Lo so! Sei il tipo di burattino che
si muove solo se si muovono i fili, vero?»
In quel momento
Claudio vede, negli occhi neri della ragazza, la nuca di un bambino.
Era una calda
giornata d’estate di qualche anno prima.
Quei capelli folti
sono la fine di un ricordo tanto banale quanto spiacevole.
Una palla da
calcio bianca rotola nella sua direzione, lo supera.
E lui la guarda.
Il suono sordo del
pallone che colpisce la ghiaia della spiaggia lo sorprende; per un istante il
suo ginocchio ha un sussulto; e sta per staccarsi da terra; ma il piede è
legato al terreno; e la palla sfila.
Il bambino grida;
lo supera correndo; lo guarda male, quasi con sdegno; poi gli mostra la nuca.
«Ti è appena
venuto in mente qualcosa vero? Lo so che ho ragione» constata la ragazza, ora
con gambe e braccia incrociate.
Claudio abbassa lo
sguardo, in silenzio. Lo smile è sempre al limite del suo campo visivo. In quel
momento nota che, nel girarsi, i piedi della ragazza sono finiti sul suo
asciugamano.
Sì, prima di
uscire di casa quella mattina aveva portato due asciugamani da casa; non sapeva
ancora dove sarebbe andato; ma non avrebbe rischiato di sporcare uno dei suoi
completi da lavoro.
«Scusa, ma puoi
spostarti? Sei sul mio asciugamano» le fa notare allora Claudio, senza
guardarla negli occhi, ancora imbarazzato.
«Oh, scusa! E ci
sono salita con le scarpe!» risponde la ragazza spostandosi subito.
Il suo sguardo
allora cade sul secondo asciugamano, poggiato accanto ai suoi piedi, dalla
parte opposta lontano da lei. I suoi occhi si illuminano:
«Allora mi presti
quello per favore?» dice con un sorriso.
«No,» risponde «mi
serve» aggiunge poi, eludendo lo sguardo sorpreso della ragazza.
«Ma ne hai già
uno?» dice lei, indicando con gli occhi quello su cui era seduto.
«E se mi facessi
il bagno? Poi con cosa mi asciugo?»
La ragazza indica
nuovamente lo stesso asciugamano di prima:
«No, è per
stendersi, è fastidioso stare seduti sul bagnato!»
Ora lei è
arrabbiata e sconcertata. Si tira indietro. Si rigira completamente verso il
mare, dandogli quasi le spalle:
«Ma lo sai almeno
come sei vestito? Mi stupisce che tu faccia il bagno in mare, non ti dà
fastidio il sale?»
Il tono
provocatorio e duro sortisce l’effetto desiderato. Dopo pochi attimi di
silenzio, balbettando parole inudibili e senza senso, Claudio si alza in piedi,
sale sul complesso di rocce proteso nel mare, e si dirige verso la parte finale
di esso.
Alla sua metà si
ferma, ha un attimo di titubanza; poi si toglie giacca e pantaloni.
Sa che è
pericoloso buttarsi da lì, poiché le pietre sono alte e appuntite. Per andare
in acqua c’è il tratto di spiaggia che ha appena invaso.
Ma la sua mente ha
già deciso; e si tuffa.
La ragazza
trasecola.
Immediatamente,
afferra il secondo asciugamano, quello che a detta di Claudio doveva servire
per asciugarsi; sale sul pontile; va verso il punto del tuffo.
È pronta per
porgerglielo dall’alto del muro.
Lui riaffiora e
nuota deciso verso terra, in direzione del posto dove erano seduti entrambi. La
ragazza raccoglie i suoi indumenti e lo raggiunge sulla battigia.
Gli mette
l’asciugamano sulle spalle.
Sul retro del
braccio sinistro di Claudio, la camicia bianca è vistosamente sporca di sangue;
ma la ferita è solamente un'escoriazione superficiale.
«Non volevo
bagnarmi anche i capelli…» commenta lui passandosi la mano tra i capelli.
«Succede» risponde
la ragazza soddisfatta e felice.
Claudio la fissa,
immobile:
«Stai gongolando?»
Lei lo fissa a sua
volta:
«Assolutamente sì»
risponde allungandogli una mano.
Dopo mezzora sono
di nuovo seduti uno di fronte all’altro.
Lui si è asciugato
e rivestito alla meglio.
Lei tira fuori
dalla sua borsa di tela, un grosso panino:
«È già ora di
pranzo» dice iniziando a rimuovere la stagnola.
Claudio continua a
fissarla.
Il sorriso non ha
lasciato un secondo le labbra della giovane. Adesso sta anche canticchiando.
Piccole gocce
salate cadono sull’asciugamano sul quale è seduto Claudio. Lui spazientito
ricomincia ad asciugarsi.
La ragazza sta per
addentare il panino. Con la coda dell’occhio nota l’espressione di insofferenza
di lui che cerca di rimuovere ogni singolo granello di sale dal suo corpo.
Lo fissa
intensamente e sorride. Pensa di non essere osservata.
«Che c’è?» chiede
allora Claudio «Avevi ragione no?» aggiunge poi quando la ragazza non gli
risponde.
Abbozza un sorriso
e dà un paio di colpetti con il piede allo smile che lo osserva dalla roccia.
La ragazza spezza
il panino e gliene allunga una metà:
«Sono Laura comunque!»
Claudio si
irrigidisce e la guarda nuovamente. Il sorriso è sparito dalle sue labbra.
L’aria sa di sale.
La mano di Laura,
che gli sta porgendo il panino, trema leggermente.
Lui ora sa cosa
deve fare con lei.
«Claudio!»
risponde prendendo il panino. Lo osserva un attimo e poi lo avvicina un po’ al
naso:
«Hm, sì proprio
buono, mi fa venire fame!»
«Lo sapevo!»
esulta lei.
Mangiano insieme
le due metà del panino.
Lei è soddisfatta,
fa per alzarsi e andare via.
«Aspetta!» la
blocca lui con la mano alzata nella sua direzione.
«Che c’è? Ora che
sono la tua salvatrice non mi vuoi più lasciare andare?» scherza felice Laura.
«Sì, certo. Ma se
ho mentito …» dice tutto d’un fiato.
«Cosa?»
«Sì! Non mi sono
fidato, va bene?»
Ha timore di
perderla.
«È così che faccio
di solito!»
«Perché?»
Lei prova
delusione.
«Non dovresti
prendertela così tanto. Ti avevo detto che non sento niente» replica Claudio a
disagio.
«E io non ti ho
creduto, per un momento» dice piccata Laura.
«E allora perché?
Perché fidarsi adesso? Solo perché è come volevi tu? Solo questo va bene?»
Il tono di Claudio
è sempre più alto.
«Io posso credere
a quello che voglio, decido io.»
«Si, peccato che
questa sia una realtà oggettiva.»
«Ah, te l’ha detto
il dottore?»
«No, me lo dice il
mio cervello.»
«Sai che ho
ragione.»
«No. Non puoi.»
«Deve per forza
essere lui il capo?» lo provoca di nuovo Laura con il sospiro esasperato di chi
non riesce a far capire una cosa semplice agli altri.
Claudio allora
digrigna i denti, stringe la mascella e sfrega la mano sulla roccia, forte,
procurandosi dei piccoli tagli e lasciando una lieve striscia rossa vicino allo
smile.
Il rumore taglia
le orecchi di entrambi, che socchiudono gli occhi.
Lui mastica con
rabbia l’ultimo boccone di panino rimasto. Poi avvicina la stagnola al naso. Si
blocca, la fissa, la stritola fra le dita, si gira verso il mare e trattiene il
fiato.
La ragazza si
avvicina e gli posa una mano sul braccio.
Lui si scuote,
inspira ed espira di delusione.
«A quanto pare
neanche così è perfetto» lo incalza la ragazza.
«Perché? Nessuno
si cura di me» dice lui esausto.
«Perché siamo
entrambi soli?» dice la ragazza titubante.
«Già!» conclude
lui; e si alza in piedi, deciso a tornare a casa.
Il sole è già
parecchio basso.
«Aspetta! Non vuoi
sentire?»
Laura l’afferra
per la camicia procurandogli una leggera fitta al braccio ferito.
La sua voce è
quasi supplichevole.
Dopo un attimo di
silenzio si alza. Le sembra di essere riuscita a fermarlo.
Solo in quel
momento si accorgono della loro differenza di altezza.
Laura arriva a
malapena al mento di Claudio.
Lui abbassa lo
sguardo e la fissa.
Lei lo mantiene
alzato.
La distanza che
separa i loro volti è ridotta.
«Potrei?» dice
allora Claudio, trattenendo appena un sospiro triste.
La ragazza si
illumina come una giornata all’alba.
«Vuoi?»
riacquistando il suo tono enigmatico.
Il ragazzo si
risiede per terra:
«Va bene!»
Lei lo abbraccia
di slancio.
Quando si separano
lei è davanti a lui, spalle al mare e al sole che ormai è all’orizzonte.
«Quindi?»
Claudio sospira di
nuovo afferrandole il viso con entrambe le mani.
«È questo l’odore
che sento, Laura!»
Il mare è dietro
di lei, alle estremità del suo volto
«Ma se non fosse
così?» aggiunge poi.
Lei sorride:
«Vivilo, che ti
importa? Prendi quel tipo!» e si gira indicando una persona non troppo distante
che passeggia sulla spiaggia mano nella mano con una ragazza «Per lui l’odore
del mare potrebbe essere il primo bacio. Per quello invece» indicando adesso un
ragazzino che sta tornado a casa con una canna da pesca e un secchio di pesce
«sono quasi sicura che sia la frittura che sua madre gli prepara ogni volta che
fa una buona pesca oppure» e adesso gli afferra la mano graffiata sulla roccia
su cui il sangue si è rappreso «un ginocchio sbucciato correndo sulla ghiaia!»
Claudio la lascia
andare con entrambe le mani:
«Sì, ma quale?
Quale è vero?»
«Lo sono tutti!»
risponde la ragazza decisa a compiere l’ultimo passo per convincerlo «Per me è
il cocco, e per te?»
Claudio non
risponde.
Di nuovo Laura gli
tira uno schiaffo.
Per la prima volta
lui cerca volontariamente la grafite dello smile, ora sporco di sangue.
Lei sta andando
via.
Lui la
raggiunge.
La afferra
facendola girare verso di lui.
«Va bene!» dice,
con la guancia rossa per il colpo ma con un grosso sorriso «Diciamo che per me
è questo l’odore del mare!»
E sorride ancora.
Smelling fears è un racconto di Lisa Santucci

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