Viaggio sull'isola deserta

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ALBA GIUSTOZZI
(anni 10 - quarta elementare)


VIAGGIO SULL'ISOLA DESERTA

             
              foto pixabay

C’era una volta la famosissima Karoline Stevens, una pilota americana che aveva vinto il premio di migliore donna aviatrice del 1999.
In quella bellissima giornata d’estate guidava l’AMERICAN’S AIR.  A bordo c’erano circa 3.000 persone.
Aveva volato per 12 ore e mancava poco all’atterraggio ed infatti disse:
«Signori e signore, tra cinque minuti saremo a terra!»
Ma quando stava virando per trovare la pista di atterraggio ci fu una turbolenza.
Karoline disse:
«State tranquilli, è tutto sotto controllo.»
Ma nulla era sotto controllo. L’aereo stava per precipitare. E poi venne un’altra turbolenza e poi un’altra e un’altra ancora.
Alla fine, Karoline disse di prepararsi all’impatto. Inviò l’SOS alla torre di controllo. Predispose i comandi per l’ammaraggio forzato. Diede ai computer di bordo l’ordine di aprire le uscite di sicurezza e gli scivoli appena l’aereo si fosse fermato. 
Quando fu certa che i passeggeri si sarebbero tutti salvati, disse a sé stessa.
«È la mia occasione, mi devo paracadutare!»
E così fece.
Dopo un po’ vennero le motovedette a recuperare equipaggio e passeggeri.
Nessuno si accorse che Karoline non era fra loro.
Ella si ritrovò tutta sola su quell’isola deserta che sempre ammirava quando sorvolava quella zona.
Ora, però Karoline si doveva arrangiare.
Cosi cominciò ad esplorare l’isola e…
«Una scimmia!» gridò, quando si trovò di fronte una scimmia presuntuosa che subito iniziò a farle domande.
«Una scimmia parlante, wow!» continuò Karoline sbalordita.
E questa scimmia aveva anche un nome: Pizza.
«Pizza! … È questo il tuo nome? … Ma, aspetta, tu parli? … Ma, ma cosa? Per caso devo svenire?»
«No, ma che! Non lo sapevi che le scimmie parlano? Anzi qui tutti parlano: pappagalli, tucani, giraffe, pantere nere …» disse Pizza.
«Cosa? … Pantere nere? … Ma cosa dici, non starai mica delirando?» ribatté Karoline.
«Forse tu, stai delirando! Antipatica, non si insultano le persone!»
«Ehi, Pizza con chi parli?» disse una voce da dietro un cespuglio.
Ci fu un attimo di silenzio. Poi Pizza rispose:
«Capo, stavo parlando con un’insolente persona che si dovrebbe chiamare Karfolina!»
«Mi chiamo Karoline, non Karfolina. E poi che nome sarebbe Karfolina?»
«Vedo che parli molto, io sono Tom ma tutti mi chiamano Tommy» disse quella voce uscita allo scoperto.
«Ma, quel Tom, Tom Cruise, lui davvero, quello di Top Gun e Mission Impossible uno, due, tre, quattro?»
«Sì, sì, lui.»
«Ma cosa ci fai qui?» disse Karoline.
«Non mi piaceva essere famoso. Così sono venuto qui con il mio aereo, che poi Pizza ha trasformato in un parco giochi per i suoi amici e gli animali dell’isola. Quindi non sono più tornato indietro» disse Tom.
«Ah! Ok! Ma, questa cosa è alquanto strana! Ma, tu da quanto tempo sei qui?» chiese Karoline.
«Beh, più o meno da otto anni. Quindi, puoi stare tranquilla, conosco bene questo posto: tutti i pericoli, le acque, il territorio, gli animali» rispose.
«Allora, posso stare tranquilla!» sussurrò Karoline.
Mentre camminavano, incontrarono la pappagalla Rita che faceva lezione di pappagallese al tucano Goleador.
«Wo, … wow! E quella chi è?» chiese Karoline.
«Credo una tua parente!» rispose Tommy.
«Ehi, perché?» chiese Karoline arrabbiata.
«Non la senti? … È una chiacchierona, proprio come te!» disse, ridendo, Tom.
«Oh, qualcuno ha detto parente? … Hmm, vediamo un po’ chi c’è qui: capelli lunghi e biondi, magra, ordinata. Wow, che bel viso che hai ma, aspetta, cos’è questa cosa rossa che hai sul tuo becco?» disse Rita.
«Beh, si chiama rossetto. Rende le labbra più colorate, proprio come le tue piume» disse Karoline.
«Grazie mille di mille di mille del tuo complimento! Oh, quasi dimenticavo, lui è mio figlio il tucano Goleador. Lo so, è un po’ fastidioso!» disse la meravigliosa pappagalla.
«No, non è vero. Per me, è simpatico» rispose Karoline.
«Evviva! Finalmente qualcuno che vuole essere amico di mio figlio!»
Continuarono, allora, il viaggio con Pizza, Rita, Goleador, quando … si trovarono di fronte la pantera Brand.
«Aiutoooo!» urlò Karoline.
«Chiudi quella boccaccia,» disse Tom sottovoce «oppure la pantera ti divora!»
«Ok, ok, starò zitta!» rispose.
«Allora, tu chi sei? … Per caso, sei una ragazzina che vuole incendiare la nostra foresta?» disse Brand.
«No, ma stai scherzando! Non farei mai una cosa del genere!»  rispose Karoline sorpresa. E Brand si tranquillizzò.
«Ok, ora basta, continuiamo il nostro viaggio» disse Tom.
S’incamminarono mentre la gang di amici si allargava. Infatti si era unita anche quella sciocca della giraffa Giaffa, che vagava per l’isola con la testa tra le nuvole.
«Ah, siamo arrivati» disse, felice, Tom.
«Ma dove siamo?» chiese Karoline.
«Nella mia casa sull’albero» rispose.
«Wow è fantastica!»
Allora, Karoline e Tom salirono. Lei rimase sbalordita dalla grandezza e dalla bellezza di quella casa.
«Vuoi un caffè?» domandò Tom.
«Si, molto volentieri!» rispose.
Poi, dopo aver bevuto quella calda tazza di caffè, sentirono uno strano rumore, come uno sparo e subito un urlo acuto di Giaffa. Sembrava che un cacciatore avesse sparato alla giraffa Giaffa.
Fortunatamente non era così, Giaffa stava bene. Ma qualcuno aveva sparato, questo era sicuro. Perciò, andarono a controllare insieme agli animali.
Tom gridò:
«C’è qualcuno?»
Una vocina stridula disse:
«Ehi, cosa volete?»
«Ah, sei tu! Ci hai fatto prendere un colpo, capito?» ribatté Tom
«Ah, ah, ah! Sei molto divertente!»
Era lo scoiattolo Tipo Tosto che si preparava per la gara di tiro al piattello solo per scoiattoli.
Dopo un po’, sentirono di nuovo il botto, ma diverso. Tipo Tosto, però, non aveva neanche sfiorato il grilletto.  C’era davvero un cacciatore.
Così continuarono a perlustrare e videro qualcosa muoversi.
«Ehi Tipo Tosto, sai riconoscere da quale pistola proveniva il colpo?» chiese Tom.
«Sì! Viene da una pistola addormentante per animali e credo mi abbia colpito … Addio!»
«Ma, come ha fatto a colpirlo? … È stato sempre qui con noi!» chiese Karoline.
«Infatti ci siete cascati!» rispose lo scoiattolo simpaticone.
«Beh, comunque, dobbiamo stare attenti! Se il cacciatore ha una pistola addormentante non ci dobbiamo far colpire» disse Brand con un vocione pauroso.
«Attenti! … Spaa … raa … noo!» disse Giaffa.
Fortunatamente non era stato colpito nessuno.
Poi, ad un tratto, qualcosa si mosse.
Si dirigeva verso la casa.
Allora Tom corse verso la dimora, ma era troppo tardi. Qualcuno era già entrato e aveva preso il suo zaino.
Dentro c’era il suo telefono ed una pennetta P.E.
«Oh no! Ha preso il mio zaino!» disse Tom.
«Che cosa ci sarà, di così importante, in uno zaino?» chiese Karoline.
«Cosa c’era!? … Prima di tutto, c’era il mio telefono e… la mia pennetta P.E.!»
«Ma, cosa significa P.E.?» chiese Karoline. Poi sentì un rumore.
«Te lo dirò dopo che avremo preso il cacciatore.»
Così guardarono dappertutto, ma niente.
A Tom venne un’idea. Prese un telecomando e schiacciò un pulsante con scritto P.E.
Si sentì e si vide una grandissima esplosione.
Trovato il cacciatore.
«Ora mi puoi dire cosa significava P.E.?» chiese Karoline.
«Certo! “Pennetta Esplosiva”! E ora andiamo a prendere quello sciocco!» disse Tom.
Era veramente un cacciatore, ma di quelli che non scherzano!
«Cosa volevi fare?» disse Rita.
«Aaaaaaaaaaaaah! Voi parlate!» disse il cacciatore Sparofacile, sbalordito e ancora stordito dall’esplosione.
«Ho reagito così anch’io!» disse Karoline «Ma, di sicuro, non ho mai pensato di ucciderli!»
«Io sono un cacciatore, è il mio mestiere. Ma, vi prometto che se mi lasciate andare non mi vedrete mai più!» esclamò il cacciatore impaurito.
Una domanda venne spontanea a Tom e Karoline:
«Ma tu come sei finito qui?»
Il cacciatore gli raccontò che qualche giorno prima era partito con i suoi amici per una battuta di caccia. Il loro traghetto fu coinvolto in una tempesta e lui si ritrovò solo su quell’isola, senza nemmeno sapere dove fosse finito. Così cercava di cacciare animali per poter mangiare.
Tutti gli animali si guardarono. Erano troppo buoni per fargli del male e, impietositi dalla sua storia, annuirono e lo lasciarono andare.
«Che bello, ci siamo liberati di un peso!» disse Tom.
Nel frattempo, Tom e Karoline si scambiarono un grande sorriso ricco di dolcezza.
«Sai, voi due insieme non sareste male …» disse Rita, sempre attenta a tutte le espressioni.
I due si guardarono e arrossirono. Forse stava nascendo qualcosa. Ma era troppo presto per dirlo.
Trascorsero dei mesi. Nessun elicottero venne in loro salvataggio. Finalmente, Karoline e Tom fecero una scelta importante: si volevano sposare.
E così fecero.
C’era Rita che faceva da prete, Goleador il portatore di fedi, Pizza il testimone, Giaffa una damigella, Tipo Tosto un paggio e Brand un ospite piagnucolone.
Fu un matrimonio pazzesco. Una cerimonia così pomposa da far invidia a qualsiasi principessa.
Come un fulmine a ciel sereno, al tramonto, mentre la festa continuava allegra, un forte rumore sovrastò la musica…
Era un elicottero.
Sì, finalmente un elicottero era venuto in loro salvataggio.
Ma, indovinate … Tom e Karoline si rifiutarono di partire.
Erano diventati un’unica grande famiglia con gli animali. Separarsi da loro sarebbe stato troppo doloroso.
Così il pilota dell’elicottero, incredulo, tornò indietro senza i profughi.
Stavano così bene su quell’isola, che non volevano lasciarla.
E come al solito… VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI
Tranne i fan di Tom a cui mancava molto.

Viaggio sull'isola deserta è un racconto di Alba Giustozzi

(10 anni - quarta elementare)

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