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ALBA GIUSTOZZI
(anni 10 - quarta elementare)
ALTALENA TI SALVO IO!
foto pixabay
C’era una volta un bambino di nome Lemond.
Aveva sette anni, era magro e alto, con
una chioma bionda come il sole, così che tutti lo chiamavano “capello fluente”.
Lemond trascorreva sempre le sue giornate
su un’altalena creata dal nonno Gercoldo fatta con legno di quercia e talmente
comoda che ci si poteva salire anche in tre.
Lemond le aveva dato perfino un nome:
“ALTALEN”.
Il bambino adorava giocare all’aria aperta
e proprio Altalen era diventata la sua migliore amica.
Questa si trovava sotto il gazebo della
nonna Fiorilda, adornato con le piante e i fiori più strani del paese.
Lemond ogni giorno prendeva il suo libro
preferito e andava nel gazebo.
«Tu, sempre qui, non ce la fai proprio a
staccarti da Altalen!» gli diceva ogni volta la nonna.
«No, nonnina cara, lo sai, noi siamo
inseparabili!» rispondeva Lemond con molta serietà.
Infatti, le era talmente affezionato che
la trattava come una persona vera.
Un giorno, Lemond mentre stava
raggiungendo il suo posto preferito sentì qualcuno che lo chiama:
«Lemond, vieni, Lemond, corri!»
«Chi è che mi cerca?» rispose impaurito.
«Coraggio, sono Altalen, il nonno mi ha
smontato perché durante la notte si è spezzata una delle corde che mi
sorreggevano» disse di nuovo la voce.
«Sei Altalen?! Davvero? Ma, ma…tu
parli!»
Lemond non ci poteva credere, era proprio
Altalen!
«Dove sei?» le chiese.
«Sono qui! Dietro il cespuglio di more che
ti sta davanti. Però, fai attenzione! Ti potresti pungere! ...»
L’altalena era proprio lì, bastava fare un
passo.
Ma, quando Lemond si avvicinò, … due
piccoli scoiattoli gli sbarrarono la strada.
«Ehi tu, cosa vorresti fare con la nostra
altalena?»
I due erano davvero antipatici e avevano
delle voci stridule da far scoppiare la testa.
«Prima di tutto non è la vostra ma è la
mia. Secondo, per quale motivo urlate?»
«Bla, bla, bla è nostra quell’altalena!»
ripeterono gli scoiattoli.
«Visto che è vostra, vediamo se sapete di
che legno è fatta?» chiese Lemond con molta furbizia.
«PINO!» rispose lo scoiattolo intento a
non sbagliare.
«La risposta è… SBAGLIATA! È quercia
signorini sapientoni, quindi ora me la riprendo!»
Lemond era soddisfatto e felicissimo di
riprendersela, quando uno dei due cominciò a fischiare e altri scoiattoli
guerrieri accorsero in loro aiuto.
«Acibull! (All’attacco!)» esclamò il loro
capo e tantissimi scoiattoli si diressero contro Lemond.
Lui si difese repentinamente con un paio
di mutande del nonno, prese dallo stendino del bucato di nonna Fiorilda ed
iniziò a scacciare gli assalitori.
Ad un certo punto, però, anche le rane del
ruscello accorsero in aiuto degli scoiattoli e, per dirla tutta, anche tanti
altri piccoli animali si unirono alla battaglia.
Un vero disastro!
Lemon non ce la faceva più, era così
stremato che si stese a terra, sull’erba.
Con tanta tristezza nel cuore ripensò a
tutti i momenti belli trascorsi con la sua amica Altalen e ad un certo punto
udì:
«Dai, non ti arrendere! Loro sono tanti,
ma tu sei più grande, ce la puoi fare, io credo in te!»
Era proprio Altalen che cercava di fargli
coraggio.
Allora Lemond reagì:
«Hai ragione! ALTALENA TI SALVO IO!»
Con un super iper-mega grande salto si
rialzò e si ritrovò vicino alla sua amica. L’afferrò e scappò subito a casa,
lasciando tutti gli animali a bocca aperta.
Raccontò la storia ai suoi genitori e al
nonno, ma nessuno gli credette.
Fino a quando non si accorsero di tutti
gli animali che stavano scappando di gran fretta.
«Lo so che sei vecchia e arrugginita»
disse Lemond «ma starai sempre con me, sarai il mio sgabello preferito!»
Il timido leprotto è un racconto di Alba Giustozzi
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