Balenieri in crinolina

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ANNAMARIA LILLA MARIOTTI

BALENIERI IN CRINOLINA


Questi intrepidi balenieri in crinolina non sono altro che quelle donne americane che a partire dalla seconda metà del 1800 accompagnavano i loro mariti, comandanti di navi baleniere, in viaggi lunghi anche quattro o cinque anni, entrando a far parte della leggenda e di un mondo che fino a quel momento era stato esclusivamente maschile, praticato da uomini duri, salmastri, incuranti del pericolo, quando sulla prua delle loro fragili lance, con l'arpione in mano, aspettavano il momento di lanciarlo contro il più grande mammifero marino, apportatore di ricchezza con il suo olio pregiato e anche i fanoni.
Queste navi partivano da molti porti conosciuti della costa orientale degli Stati Uniti e anche dal Nord Europa, ma soprattutto da New Bedford, una città del Massachusset vicino a Cape Cod, che si affaccia sull'Oceano Atlantico, la stessa da cui inizia l'avventura di Ismaele, la voce narrante del romanzo pubblicato da Hermann Melville nel 1851: MOBY DICK (La Balena Bianca).
La fondazione di questa città risale alla seconda metà del 1600, dopo l'arrivo in quello che sarebbe diventato il New England di un gruppo di inglesi, che fondarono la prima comunità civile stabile di "americani", una colonia fondata a Plymouth dai Padri Pellegrini, provenienti dall'Inghilterra e appartenenti ad una congregazione di convinzione puritana, malvisti dalla chiesta anglicana, che avevano lasciato il loro paese con il Mayflower per sfuggire alle persecuzioni ed erano sbarcati nel 1620 nel Nuovo Mondo.
Alcuni coloni, separatisi dagli altri, acquisirono questa parte del territorio dagli indiani locali pagandoli con qualche cianfrusaglia e già a partire dalla seconda metà del 1700 si dedicarono alla pesca delle balene ed in breve questa divenne l'attività principale e più remunerativa della nuova città, chiamata appunto New Bedford, che nel 1800 e per circa un secolo è stata la capitale mondiale della baleneria, acquistando notorietà e ricchezza
Tutta la vita di New Bedford gravitava intorno al porto, dove le grandi baleniere erano ormeggiate ai moli, circondate dai fusti del prezioso olio ricavato dai grandi cetacei, e l'economia cittadina cresceva, insieme alla prosperità delle ditte che lavoravano l'olio e fabbricavano candele di spermaceti, una materia grassa ricavata dalla testa dei capodogli, con cui si potevano produrre candele raffinate, costose, che non facevano fumo e che, ovviamente, erano destinare ad un mercato selezionato.
Sulla via principale si aprivano negozi che mettevano in bella mostra oggetti esotici proveniente da tutte le parti del mondo che i capitani, ed in seguito anche le loro signore, riportavano dai loro viaggi.
Armatori e capitani facevano parte della buona borghesia e vivevano con le loro mogli in grandi case nella zona più elegante della città che aveva una splendida vista sul porto.
Ma questo non è che l'aspetto esteriore, i capitani venivano ingaggiati per lunghissimi viaggi che duravano anni, perché già allora le balene scarseggiavano nell'Oceano Atlantico e la caccia spaziava dall'Artico al Sud Pacifico, lasciando a casa le loro spose, spesso giovanissime, occupate solo ad allevare i figli ed aspettare.
Era già in uso tra i capitani della navi mercantili portare a bordo le loro mogli, ma una nave mercantile era abbastanza comoda, i viaggi erano brevi e l'equipaggio poco numeroso.
In una società quacchera come quella di New Bedford nessuno avrebbe mai preso in considerazione l'idea che una di quella benestanti signore potesse salire su una nave baleniera.
Questa navi non erano molto grandi, spesso non più lunghe di 30 metri, erano sporche, sovraffollate da equipaggi di almeno una trentina di uomini di tutte le estrazioni sociali e tutte le razze perché occorrevano braccia numerose a bordo, tra gli addetti alla caccia, gli addetti alle manovre, e gli uomini che si occupavano dell'estrazione dell'olio.
Spesso facevano parte dell'equipaggio anche nativi americani, che volevano provare nuove esperienze, uomini di colore che si imbarcavano per sfuggire alla schiavitù ed agricoltori provenienti dall'interno che cercavano un qualche guadagno dopo una magra stagione, ma anche uomini che avevano qualche conto in sospeso con la giustizia.
Alcuni facevano il baleniere di mestiere, ma la maggioranza degli uomini veniva reclutata con promesse di una vita avventurosa e grossi guadagni, in realtà la vita che conducevano a bordo era molto dura ed i guadagni scarsi, dato che venivano pagati con una percentuale sui ricavi a fine viaggio e tutto dipendeva dall'andamento della caccia e dalla quantità d'olio ricavata. Inoltre era uso comune che gli uomini chiedessero anticipi in denaro agli armatori ed al ritorno restava poco o nulla.
Alcuni uomini non resistevano, disertavano al primo scalo, e venivano rimpiazzati con indigeni del posto, che spesso tornavano a New Bedford con l'equipaggio.
Il Quiqueg di Moby Dick doveva essere uno di loro.
Per tutti questi motivi, il fatto che una signora per bene potesse vivere in una simile promiscuità era considerato impensabile, nonché scandaloso e sconveniente.
Ma qualcuna si ribellò a questi pregiudizi e alla solitudine e nei primi anni '40 del 1800 la prima signora, Mary-Ann Shermann, si imbarcò con il marito Edward sulla baleniera Harrison.
La famiglia ne fu così sconvolta che dichiarò la congiunta defunta e fece addirittura erigere una lapide nel locale cimitero. Disgraziatamente la giovane morì a bordo nel 1850, a soli 24 anni, e fu sepolta in una sperduta isola del Pacifico.
L'esempio di Mary-Ann fu presto seguito da un’altra pioniera, Mary Brewster, che salpò nel 1845, e per questo venne ripudiata dalla famiglia.
Questo non la fermò e lei seguì il marito William in tutti i suoi viaggi, scrivendo un diario sulle sue esperienze di bordo e chiamando sister sailor (sorella marinaio) tutte le signore che le capitava di incontrare durante la navigazione. Infatti molte altre mogli seguirono questi esempi e da allora in poi molte baleniere avevano a bordo una donna, sfidando anche i pregiudizi dei marinai che ritenevano un rappresentante del sesso femminile foriero di disgrazie.
Gli stessi armatori che in un primo tempo avevano ostacolato queste partenze, si erano resi conto che la presenza a bordo della moglie del comandante poteva servire a calmare le intemperanze degli uomini, compreso il capitano, che, quando arrivavano nelle verdeggianti isole del Sud Pacifico, molte delle quali allora erano spesso ancora inesplorate e abitate da cannibali, si ubriacavano e si sollazzavano con quelle bellissime ragazze che non avevano certo le remore morali delle giovani donne che avevano lasciato a casa.
In effetti questa presenza riusciva un po' a calmare gli animi ed i bollenti spiriti, anche se gli uomini riuscivano sempre, con vari stratagemmi, a portare a bordo rum e ragazze.
Si è visto, in certi film d'avventura, un veliero che si ormeggia davanti ad una spiaggia tropicale, bordata di palme e orde di canoe con a bordo bellissime ragazze seminude, ricoperte da collane di fiori che assalgono la nave, accolte con entusiasmo dai marinai.
Poteva sembrare una finzione cinematografica, una coreografia, ma dai diari delle signore delle balene risulta che queste scene erano assolutamente vere e si ripetevano ogni volta che le navi attraccavano nel Sud Pacifico per rifornirsi di acqua e di cibo fresco.
Molte di questi balenieri in crinolina avevano dei figli, che spesso portavano con loro o affidavano a parenti ed amici, e altrettanto spesso si trovavano ad essere incinte durante la navigazione.
Non c'era molta scelta, o partorire a bordo, cosa che poteva succedere, o scendere a terra ed i capitani sbarcavano volentieri le loro consorti in qualche località dove si trovava una missione protestante o un consolato americano e dove potevano affidarle alle mani esperte di altre donne.
Una delle mete preferite era la Nuova Zelanda, dove i capitani lasciavano le mogli anche durante il periodo in cui, in estate, le baleniere risalivano al Nord, nell'Oceano Artico, dove la pesca era buona, ma dove i rischi erano enormi.
Nel 1871, proprio nell'Artico, si verificò uno dei più grandi disastri della flotta baleniera di New Bedford: 34 navi rimasero bloccate dai ghiacci e circa 1200 persone, tra cui donne e bambini, che in questo caso si trovano a bordo, iniziarono un lungo esodo sulle lance attraverso le acque ghiacciate per raggiungere altre 7 baleniere che si trovavano più a Sud. Arrivarono tutti sani e salvi, ma le 34 navi andarono distrutte e questo fu anche l'inizio del declino della baleneria di New Bedford, che non si riprese più dal disastro.
Un altro grosso problema che assillava le signore sulle baleniere era il mal di mare.
Esse lo sopportavano coraggiosamente, perché lo spirito che le spingeva a partire non era spirito di avventura, ma erano spinte dall'affetto e soprattutto da un fortissimo senso del dovere nei confronti dei loro mariti.
Inoltre queste donne facevano una vita appartata, erano praticamente relegate tra la cabina del comandante, il salottino e la sala mensa, socializzavano raramente con l'equipaggio e per sentirsi a loro agio cercavano di ricreare a bordo la vita domestica.
Alcune portavano la macchina da cucire, con cui confezionavano tendine per rendere più accogliente la cabina, oppure abiti per i loro bambini e per se stesse.
La vita a bordo non era facile, dovevano combattere con l'umidità e la muffa, oltre che con cimici e scarafaggi, e spesso i bauli che facevano parte del loro bagaglio venivano aperti e gli abiti stesi sul ponte per prendere aria.
Un nemico acerrimo delle spose a bordo era il cambusiere, la persona che serviva i pasti, l'unico tramite tra la signora e la cucina, e queste dovevano essere battaglie all'ultimo sangue!!!
Le signore non avevano quindi molte opportunità di socializzare, succedeva solo quando i capitani le sbarcavano per partorire o per sollevarle dal terribile mal di mare di cui soffrivano, allora incontravano altre signore come loro con cui parlare di cose domestiche e ascoltare gli ultimi pettegolezzi.
Ma anche durante la navigazione poteva presentarsi un'occasione mondana e questo avveniva quando due baleniere si incontravano in mare aperto e non era una cosa rara, dato che queste navi battevano le stesse rotte.
In questo caso si seguiva un rigido cerimoniale, le due navi effettuavano le opportune manovre per fermarsi, poi il comandante di una baleniera saliva sull'altra e se il capitano aveva con sé la moglie, lui portava anche la sua ed il primo ufficiale della seconda baleniera saliva sulla prima per incontrare l'altro primo ufficiale.
In questa occasione le signore indossavano i loro abiti migliori, ed era una grande opportunità per poter incontrare un'altra donna e per avere un vero e proprio incontro sociale, con tanto di tè e magari qualcosa di dolce.
Dato che non era facile per una signora, abbigliata con una sottogonna di crinolina, scendere la biscaglina per imbarcarsi sulla lancia, l'unico sistema era quello di calarla dal bordo della nave seduta su una sedia.
Una signora definì questa esperienza terrificante, ma, dopo l'incontro, ammise che era valsa la pena di vivere quell'esperienza.
Questi incontri in alto mare si chiamavano GAM, una parola intraducibile che deriva da un'espressione dialettale usata sulla terraferma.
Altri nemici delle mogli dei capitani erano la noia e la nostalgia.
Qualcuna rinunciava e tornava a casa, ma erano casi rari, le altre, per ovviare a questo, e quasi tutte e all'insaputa una dell'altra e a diverse latitudini, iniziarono a scrivere dei diari a cui affidavano i loro pensieri più intimi, ma dove anche registravano gli avvenimenti salienti della navigazione e delle soste a terra.
Questi diari sono dei piccoli gioielli, che hanno tramandato fino a noi questo spacco di vita quotidiana e coniugale in alto mare che altrimenti sarebbe andato irrimediabilmente perduto.
Leggere questi diari è un'esperienza incredibile: vi sono molti errori di ortografia, alcune scrivevano senza nessun tipo di punteggiatura, altre iniziando tutte le parole con una lettera maiuscola, ma bisogna pensare che per una donna del 1800 era già un di più saper leggere e scrivere, molte non andavano oltre le prime classi elementari, dato che l'istruzione non era considerata importante per una rappresentante del sesso femminile e che una donna, all'epoca, poteva al massimo diventare maestra di scuola come Henrietta Deblois, che, sposata a 19 anni, dopo il primo lungo viaggio del marito, lasciò la sua scuola e lo seguì in tutti i suoi viaggi.
Ma nonostante tutto, queste intrepide precorritrici di un femminismo intriso di puritanesimo e basato sulla lettura costante della Bibbia riuscivano ad essere all'altezza dei loro uomini.
Queste donne riuscivano a sopportare stoicamente che i loro mariti cacciassero le balene anche la domenica, il giorno dedicato al riposo ed al Signore, assistevano indifferenti alla cottura della carne dei cetacei da cui veniva ricavato l'olio, affrontavano tempeste terrificanti, doppiavano Capo Horn, i temibili roaring forties - quaranta ruggenti -, chiuse nelle loro anguste cabine, tormentate dal mal di mare, ma decise ad andare fino in fondo pur di mantenere il posto che si erano conquistate a bordo.
Charity Norton, ad esempio, aveva convinto gli Armatori a farla partire con il marito nel 1848 perché l'uomo aveva un carattere piuttosto violento e lei temeva che l'equipaggio si ribellasse e potesse anche attentare alla sua vita.
Una volta riuscì persino ad impedire che il Capitano infliggesse una severa punizione corporale ad un marinaio, cosa non insolita a quei tempi.
Sallie Smith, invece, fu una delle rinunciatarie, sbarcò in Nuova Zelanda durante il primo viaggio e scrisse nel suo diario "gli uomini hanno sempre molto da fare, ma non c'è mai da fare per me".
La loro civetteria femminile però tornava a galla a fine viaggio, non appena sbarcavano.
Charlotte Jernegan riferisce nel suo diario come poteva sentirsi una donna dopo quattro anni lontana da casa. Charlotte era salpata nel 1856 e quando tornò nel 1860 indossò il suo vestito più elegante, con la gonna tenuta vaporosamente larga da una vistosa sottogonna di crinolina e aspettava sulla passerella che il marito arrivasse con una carrozza. Non vedeva l’ora, avrebbero attraversato la strada principale di New Bedford e tutti avrebbero potuto ammirarla. Le bastarono poche decine di metri per scoprire con orrore che i suoi abiti erano irrimediabilmente fuori moda. La signora non si perse d'animo, riuscì in qualche modo a sfilarsi l'ingombrante sottogonna e a nasconderla nel retro della carrozza, dopodiché si senti pronta ad affrontare l'intera città.
Altre signore rientravano a casa con favore delle tenebre, poi chiamavano a raccolta una sarta con gli ultimi figurini, e anche amiche e parenti e tutte insieme iniziavano a tagliare e cucire finché il guardaroba non era completamente aggiornato.
Ma questa epoca eroica stava per terminare.
Nel 1859 è stato trivellato il primo pozzo di petrolio in Pennsylvania e verso la fine del 1800 il petrolio ed il gas di carbone avevano ormai sostituito l’olio di balena per gli usi domestici ed industriali, e, anche se la caccia continuava, i velieri erano stati soppiantati dalle più veloci navi a vapore ed i pericolosi inseguimenti sulle lance erano ormai un ricordo, gli arpioni venivano sparati direttamente dai cannoncini che si trovavano a bordo, rendendo inutile la presenza di tanti uomini di equipaggio.
La grande corsa verso l'Ovest americano aveva fatto nascere città e porti lungo le coste della California ed intorno al 1883 San Francisco, più vicina all'Artico ed alla Hawaii, diventò la nuova capitale della baleneria e New Bedford perse il monopolio in questo campo.
Le balene sono state cacciate ancora per molti anni, non più per il prezioso olio, ma per altre componenti del loro corpo, come i fanoni per le balene o l'ambra grigia per i capodogli, arrivando sull'orlo dell'estinzione.
Le signore delle balene hanno continuato a viaggiare con i loro capitani ancora per molti anni, ma le cose erano profondamente cambiate.
Non più anguste cabine e cibo secco, non più anni in mare, ma navi più confortevoli e pulite, viaggi più brevi ed un posto a bordo che era ormai loro di diritto, grazie a quelle coraggiose pioniere che avevano affrontato l'inimmaginabile in nome del dovere, della religione e dell'amore.


Balenieri in crinolina un racconto di Annamaria Lilla Mariotti

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