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RACCONTI STRANI
«Quando è successo?» chiede Giovanni
guardando l’amico che si è fermato nei pressi della panchina e fa cenno di
volersi sedere.
«Quest’estate!» risponde lui appoggiandosi al bastone nodoso.
«E dove è successo?» domanda Giovanni accomodandosi lentamente sul sedile e
togliendosi il Panama a tesa larga, con nastro nero, dal capo.
«Eh, qui a Rimini!» ribatte Francesco sedendosi a sua volta.
«E lei chi è?»
«Si chiama Aleksandra, con la “K”; ha 35 anni, anche se in giro dice di
averne 31; viene da un paesino della Russia» precisa l’amico scoprendosi
anch’egli il capo e appoggiando il suo Panama sulle gambe.
«Ah, ne ho sentito parlare: si dice che sia una gran bella ragazzotta.»
«È nel nostro paese da quindici anni e indietro non ci torna per niente al
mondo. Non per incomprensioni politiche o perché ha bisticciato con i suoi.
Semplicemente perché là non c’è il mare, non ci sono spiagge con ombrelloni e
altro ancora. Ha lavorato nel settore della ristorazione fino all’anno scorso.
Quest’anno è l’addetta al bar dell’Albergo “Le 5 Rose”. Parla abbastanza bene la
nostra lingua.»
«E lui come si chiama?»
«È Antonio! Lo conosci! Quello che chiamano Nino! È uno spettacolo a
vederlo: alto, signorile, con un bel cesto di capelli bianchi. Non è proprio un
giovanotto: ha 59 anni! Però è sempre vestito in modo impeccabile: camicia
scura; pantaloni bianchi mai sgualciti, piega sempre perfetta; nessuno, qui,
l’ha mai visto in disordine. Quando fa i suoi giretti per il paese, con la sua
classica bicicletta nera, tutti lo seguono con gli occhi. È come se stesse
passando un gran pezzo d’antiquariato.»
«E come si sono incontrati?» replica l’amico.
«Eh, qui in albergo! Da quando è in pensione, Nino d’estate frequenta
l’albergo “Le 5 Rose”. Sembra che ci passi ben tre mesi l’anno. È lì che ha
conosciuto Sandra, cioè Aleksandra! Quando lei è al lavoro, in pratica, lui è
fisso, piantato al bancone del bar.»
«Immagino la scena!» dice Giovanni.
«A Sandra questa situazione non dispiace. Con Nino non ha problemi. Dice che, durante tutti i tre mesi della stagione, lui non si è mai rivolto a lei in modo inopportuno, e nemmeno sdolcinato. In pratica, la tratta come una studentessa che deve migliorare una lingua straniera. Nino insegnava alle superiori; perciò, è come se fosse ritornato al lavoro. Difatti si impegna, parla con un ritmo adatto, mette articoli e aggettivi al posto giusto. Dopo questi tre mesi, credo che lei potrebbe tranquillamente dare un esame sulla “cavallina storna” o sui “cipressi che da Bolgheri…”» racconta Francesco.
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