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FRANCO LO PRESTI
IL LUNGO VIAGGIO DELLE RONDINI
IL VILLAGGIO DELLE RONDINI
La primavera era
alle porte e nel “Villaggio delle rondini”, a Ebbaken-Boje, in Nigeria, dove
“Nella” e “Nello” erano andate a svernare insieme ad altri amici italiani e
francesi.
Si avvertiva una specie di agitazione,
una sorta di smania, un desiderio di volare, di tornare nelle regioni di
origine: si vedevano diverse rondini sbucare improvvisamente dall’erba elefante
(un’erba molto alta, con cespugli simili al bambù) per correre ad avvisare gli
amici e poi ritornarci a nascondere per non farsi notare dagli uomini.
Dimostravano tutta la loro felicità per
essersi salvati dalla spietata caccia degli abitanti del posto ed ora
aspettavano il segnale di partenza di “Ron” e “Nello”, i capi-stormo di cui
facevano parte.
Era l’inizio del mese di aprile.
Partendo in giornata, Nella e Nello contavano di arrivare in Italia verso la
prima quindicina del mese.
Nella, soprattutto, sperava di trovare
in buono stato il suo nido sotto le tegole, vicino al lucernario da cui il suo
caro “Giorgetto”, un bambino di dieci anni, le dava a volte da mangiare e la
curava nei casi di necessità.
Ma per ritornare dal suo amico,
occorreva fare un viaggio lunghissimo irto di mille pericoli e
difficoltà.
Ne parlava spesso con il suo compagno
perché quel pensiero la teneva in ansia e la faceva volare freneticamente da un
posto all’altro, chiacchierando in continuazione con le sue amiche, nervose
come lei.
«Non sprecare energie! Riposati e
nutriti bene; dobbiamo fare un viaggio molto lungo.» le disse Nello, vedendo
che si muoveva di continuo «Ricordati che dobbiamo oltrepassare il deserto del
Sahara, poi le coste dell’Africa, fino allo Stretto di Gibilterra…»
«…E poi, dobbiamo attraversare la
Spagna e la Francia meridionale e finalmente saremo in Italia» lo interruppe
Nella, con tono canzonatorio.
«Sappiamo molto
bene qual è il percorso, per averlo già fatto lo scorso anno. Non ti
preoccupare per me. Mangia tu e cerca di ingrassare; mi sembri molto
magro.»
E scoppiò in
un’allegra risata.
Poi
aggiunse:
«Speriamo di
incontrare bel tempo, piuttosto!»
Intanto, il disco
del sole iniziava a colorare di rosso le rare nuvole e il cielo sembrava stesse
per prendere fuoco. Bisognava far presto e volare prima del definitivo
tramonto.
Ron e Nello
concordarono il raduno in mezzo all’erba elefante, sul lato destro del grande
campo. Poi, Ron impartì i seguenti ordini:
«Ci divideremo in
due gruppi. Nello stormo di destra si incolonneranno gli amici francesi. In
quello di sinistra gli italiani. Io, che sono diretto in Francia, guiderò il
primo gruppo; mentre Nello, che deve andare in Italia, guiderà il
secondo.»
«Va bene!» disse
Nello «Nel corso del viaggio, ciascuno di noi, se sarà stanco, si farà
sostituire da chi apparirà più in forze.»
Poi
aggiunse:
«Se per qualche
motivo, dovessimo perdere i contatti durante la traversata, ci ritroveremo a
Marsiglia, per salutarci prima della nostra partenza per l’Italia…»
E i due stormi si
alzarono in volo.
Ogni gruppo seguì
la propria guida, volando verso l’alto ed emettendo frenetici garriti.
Si videro, allora,
apparire in cielo due grosse nuvole nere a forma di “V”: erano le rondini che
emigravano verso i paesi nativi.
La formazione a
“V”, nel corso del viaggio si scompose per passare ad altre forme di
raggruppamento più adatte al momento.
Quando
sopraggiunse la sera, le rondini dei due gruppi si fermarono nelle vicinanze di
un allevamento di maiali dove poterono mangiare a sazietà per la numerosa
presenza di mosche e zanzare. Quindi, si riposarono in mezzo a un canneto, che
avevano scorto nelle vicinanze, per recuperare le forze in modo da poter
affrontare il Sahara.
TEMPESTA DI SABBIA
Si rimisero in
viaggio sul far del giorno e, dopo qualche tempo, avvistarono l’immenso deserto
africano, alla vista del quale un brivido percorse il corpo degli uccelli,
consapevoli delle difficoltà che avrebbero incontrato.
Si trattava di
superare circa duemila chilometri di sabbia incandescente e fare attenzione a
non abbassarsi troppo per evitare di morire arrostite.
Le rondini
volavano alte, cercando di catturare in volo qualche insetto per nutrirsi senza
perdere tempo.
Ron e Nello,
seguendo il percorso tradizionale, si diressero verso un’oasi nel deserto in
cui negli anni scorsi si erano fermati, in modo che ognuno potesse riposarsi,
rifocillarsi e dissetarsi negli specchi d’acqua esistenti.
Avevano percorso
alcuni chilometri in quella direzione, quando Nella, che viaggiava subito dopo
il suo compagno, intravide ad una notevole distanza dalla piccola oasi,
un’enorme nube scura che sembrava avanzare velocemente.
Non capì, al momento,
cosa fosse di preciso, ma pensando potesse costituire un pericolo, raggiunse il
suo compagno e gliela indicò.
Nellocomprese
subito di cosa si trattava e gridò agli amici del suo gruppo, con quanto fiato
aveva in corpo:
«Arriva una
tempesta di sabbia! Ripariamoci fra le palme dell’oasi o moriremo tutti.
Facciamo con calma, senza lasciarsi prendere dal panico; la tempesta è ancora
lontana.
Nella, per
piacere, tu aiuta le più spaventate e cerca di calmarle!»
Anche Ron guardò
la nuvola che si avvicinava, ma diede un’altra valutazione e ordinò ai
suoi:
«Sembra che la
tempesta, stia avanzando a bassa quota. Se voleremo al di sopra di essa,
riusciremo ad evitarla e potremo continuare il nostro viaggio senza perdere
tempo. Forza amici! Cerchiamo di salire più in alto possibile finché siamo in
tempo.»
Ogni gruppo ubbidì
al proprio capo e si comportò di conseguenza.
Nello condusse i
suoi verso l’oasi in cui crescevano diverse palme e, con la sua vista
acutissima, notò che cinque o sei di esse, crescevano accostate l’una
all’altra, formando alla base una specie di ricovero naturale.
Lo indicò ai suoi
compagni, ordinando:
«Addossatevi tutti
ai piedi di quelle palme; vi daranno una buona protezione.»
Le rondini comandati
da Nello, ubbidirono e si sistemarono, nel miglior modo possibile,
nell’incavatura offerta dalle palme, sperando nella salvezza.
Fecero appena in
tempo, perché la tempesta arrivò e fu più violenta del previsto.
Una quantità
incalcolabile di sabbia, trasportata da un vento impetuoso, si abbatté sulle
palme, piegandole e spezzando letteralmente il tronco di alcune di esse che,
cadendo, offrirono un insperabile riparo alle piccole creature.
La sabbia
s’infilava dappertutto e sferzava l’esile corpo degli uccelli che ebbero paura
e cominciarono a temere per la loro vita.
Il tempo in cui
dovettero stare rannicchiate sembrò interminabile, anche se, nella realtà, la
bufera passò velocemente.
Le rondini allora
si guardarono attorno per vedere se c’erano state delle perdite e si accorsero
che molti amici giacevano sulla sabbia, ma il grosso del gruppo,
fortunatamente, era salvo.
Il dolore per la
perdita dei compagni fu grande e Nello, secondo i loro usi, fece compiere un
breve volo in cerchio attorno alle vittime per onorarne la memoria.
Poi ripresero il
viaggio e, volando rasente sopra uno specchio d’acqua, si dissetarono senza
neppure fermarsi.
Si alzarono in
volo per mettersi in viaggio, sperando di avvistare lungo il percorso gli amici
francesi, ma di loro non trovarono alcuna traccia.
«Saranno andati
avanti» osservò Nello, speranzoso.
E aggiunse:
«Ora ci dirigeremo
verso la costa. Ci fermeremo però un po’ nei dintorni di Tangeri dove
riposeremo, ci metteremo in forze e probabilmente lì troveremo Ron ad
aspettarci. Poi ci prepareremo ad attraversare il Mediterraneo nelle vicinanze
dello Stretto di Gibilterra.»
Arrivati a
Tangeri, con forte disappunto, non trovarono alcuna traccia né di Ron, né
dell’intero stormo. Restava solo la speranza di poterlo incontrare a Marsiglia,
come erano rimasti d’accordo.
Intanto, Nello
decise di non dirigersi in città, ma di ripiegare verso la campagna perché
sapeva che vi avrebbe trovato cibo a sufficienza nelle stalle dove insetti di
vario tipo ronzano normalmente attorno al letame delle mucche.
Vide una masseria.
La indicò ai suoi dicendo:
«In quella
fattoria troveremo da mangiare e un rifugio per riposarci. Approfittatene tutti
perché dopo dovremo attraversare il mare.»
Garrendo e
trillando, tutti si diressero da quella parte. Mangiarono a sazietà e passarono
la notte sotto la copertura delle stalle.
Quando la mattina
si svegliarono, il cielo era splendido e il sole era già alto.
Le rondini si
alzarono in volo. Nello li accompagnò verso lo Stretto di Gibilterra e
iniziarono tutti insieme la traversata, formando un nutrita nube nera che si
spostava rapidamente nel cielo.
L’attraversamento
dello Stretto di Gibilterra e della penisola iberica fino al Principato di
Andorra, avvenne senza particolari difficoltà, con belle giornate assolate e
abbastanza calde. Allo stesso modo, andò bene la traversata del Mar
Mediterraneo da Andorra a Marsiglia.
In quelle
condizioni di clima, gli uccelli, per esperienza, viaggiavano con la bocca
spalancata per afferrare al volo gli insetti che sfarfallavano in cielo.
Arrivarono a
Marsiglia e qui ebbero la sgradita sorpresa di non trovare Ron e tutto il suo
gruppo.
Nello si fermò ad
aspettare in città ancora qualche giorno nella speranza di vederle arrivare, ma
invano: delle rondini francesi non c’era più alcuna traccia.
Sicuramente, la
valutazione fatta dal loro capo di poter scavalcare la nube di sabbia, volando
al di sopra di essa, si era rivelata errata: la tempesta le aveva investite in
pieno e uccise tutte.
Si formò allora
nel cielo di Marsiglia un grande cerchio nero che si muoveva lentamente: le
rondini italiane rendevano omaggio alla memoria degli amici francesi
tristemente deceduti, emettendo dei vocalizzi gonfi di dolore.
Mentre si svolgeva
questa triste cerimonia, un bagliore improvviso squarciò il cielo, seguito
subito da un fragoroso tuono.
Le condizioni
metereologiche che, dopo il deserto del Sahara erano state buone, cominciarono
a cambiare. Il cielo si era fatto improvvisamente scuro e si era levato un
forte vento, costringendo le rondini a trovarsi un rifugio di fortuna sotto le
tegole dei tetti della città.
Le prime gocce
furono molto grosse e ben presto si trasformarono in grandine. Chicchi grossi
come nocciole battevano sulle tegole al di sotto delle quali si erano rifugiate
le rondini. Poi la grandine si trasformò in un vero e proprio nubifragio che
durò a lungo. Da tempo non si era visto un diluvio simile. In poche ore
precipitò a Marsiglia la pioggia che in genere vi cade in una settimana.
Finalmente il temporale si attenuò spostandosi, brontolando, verso il
mare.
Era arrivata
intanto la notte e le rondini aspettarono il giorno successivo per rimettersi
in viaggio.
L’indomani Nella,
volando da un tetto all’altro per sollecitare le amiche a prepararsi per
l’ultima tappa del viaggio, restò impigliata con una zampetta a un filo di
ferro che legava insieme due tegole. La rondine riuscì a liberarsi, ma la zampa
aveva subìto un forte trauma e non se la sentì di volare per il forte dolore.
Pensò, perciò, di fermarsi a Marsiglia ancora qualche giorno per rimettersi in
forze e le sue amiche vollero restare con lei per assisterla.
Nello che aveva la
responsabilità del gruppo, decise di continuare il viaggio, dando alla compagna
e alle sue amiche appuntamento nella cittadina italiana in cui trascorrevano
abitualmente le loro estati.
FINALMENTE IN ITALIA
Un festoso suono
di campane annunciava la domenica di Pasqua in quel piccolo comune di alta
montagna, in Valtellina.
Era arrivata il 20
aprile, la Pasqua, quell’anno: a primavera inoltrata. E si sentiva nell’aria il
dolce tepore del sole e il profumo dei fiori.
Le prime
margherite nascevano in mezzo al prato in cui sorgeva la chiesa con il suo
campanile, famoso nella zona per lo stile architettonico.
Sul selciato
antistante la chiesa, i bambini giocavano chiassosamente a pallone, malgrado i
rimproveri del sagrestano che ricordava loro la sacralità di quel luogo.
Attorno al
campanile facevano corona le case del paese con i tetti spioventi per evitare
che la neve si accumulasse durante i mesi invernali.
A un certo
momento, verso mezzogiorno, sembrò che il cielo si oscurasse: era sopraggiunto
un numeroso stormo di rondini che cominciò a svolazzare attorno al
campanile.
Poi lentamente, le
rondini si separarono e andarono a occupare il nido che avevano lasciato prima
della partenza in autunno, per lo più costruito sotto le tegole delle case
vicine.
I bambini
interruppero i loro giochi per vedere dove andavano a sistemarsi le rondini al
loro arrivo perché ognuno di loro voleva adottarne almeno una.
Erano bambini di
montagna: amavano la natura e i suoi animali, aiutandoli nella ricerca del
cibo. Anche Giorgetto voleva vedere se vicino al lucernario sul tetto di casa
sua andassero a posarsi le rondini, curioso di verificare poi se erano le
stesse dell’anno precedente alle quali lui aveva dato un nome ben
preciso.
Aveva chiamato
Nello il maschio e Nella la femmina a cui aveva legato, su una zampina, un
piccolo anello di riconoscimento.
Il maschio si
distingueva facilmente dalla femmina perché le sue piume erano più colorate, la
coda più lunga e aveva una macchia bianca sul petto.
Corse, quindi,
verso casa gridando tutto agitato:
«Mamma, mamma!
Sono arrivate le rondini. Vado a vedere se sono venute a sistemarsi anche da
noi e se sono quelle dello scorso anno.»
Giorgetto salì di
corsa le scale e andò a vedere vicino al lucernario. Poi scese tristemente le
scale, dicendo:
«Mamma, il nido
sotto il tetto è ridotto in uno stato pietoso e comunque c’è solo Nello. Manca
la femmina alla quale avevo legato un anello. Che le sia successo
qualcosa?»
La mamma sorrise
bonariamente.
«Non ti
preoccupare.» rispose «Le femmine, in genere, arrivano dopo. Aspettiamo ancora
qualche giorno e vedremo.»
Il bambino si
tranquillizzò e il giorno dopo andò a verificare se fosse arrivata anche
l’altra rondine. Restò deluso quando si accorse che il nido appariva sempre in
disordine ed era completamente vuoto.
“Dove sarà
andato?” pensò.
Si nascose dietro
la finestra del lucernario in modo da non essere visto e si mise ad aspettare.
Dopo circa venti minuti, venne Nello, recando sul becco degli oggetti che andò
a sistemare dentro il nido.
Giorgetto comprese
che il maschio lo stava cominciando a preparare per completarlo, poi, insieme
alla compagna.
Passarono due
giorni e quando Nella arrivò, il bambino si accorse che aveva nella zampa
l’anello che lui le aveva messo l’anno precedente; ne fu felice e lo comunicò
subito alla mamma che disse:
«Non le disturbare
adesso perché devono completare il nido in cui la femmina deporrà le uova che
poi entrambi coveranno, a turno.»
Ma Giorgetto non
riusciva a stare lontano tanto tempo dai suoi cari uccellini e, ritornatovi
dopo qualche giorno, notò che utilizzando una specie di creta mischiata a fili
d’erba, avevano ricostruito il loro nido che diventava sempre più bello e
andava assumendo la forma di una coppa, rivestita all’interno di soffici
piume.
Un’altra volta
recatosi ad osservare il loro comportamento, rimase piacevolmente sorpreso
perché comprese che Nella lo stava cercando.
Si era posata,
infatti, sul davanzale del lucernario e si era messa a picchettare con il becco
sul vetro, quasi a voler bussare. E quando il bambino aprì la finestra, lo
guardò bene, girando il capo da una parte e dall’altra; lo riconobbe e gli
saltò sulla spalla come aveva fatto l’anno precedente.
Giorgetto ne fu
felice e, seguendo i consigli della mamma, non andò più a guardare le rondini
dal lucernario, accontentandosi di osservarli, di tanto in tanto, dalla
strada.
Poi, per qualche
tempo, perse interesse per le sue osservazioni.
Ma, trascorsi una
ventina di giorni, il bambino guardò verso il nido e si accorse che il volo
delle rondini non era più regolare come al solito. Si vedevano infatti i due
uccelli che entravano e uscivano dal nido freneticamente: di certo qualcosa era
accaduto all’interno.
Spinto dalla
curiosità, andò a vedere, cercando di fare il meno rumore possibile e quando fu
abbastanza vicino al nido, sentì un cinguettio insistente e continuo. Guardò:
erano nati cinque rondinini.
Vicino a loro
c’era Nello, mentre Nella era uscita, probabilmente, in cerca di cibo.
Il tempo passava e
i piccoli crescevano, tanto che dopo circa un mese, erano diventati grossi come
gli adulti e cominciavano a cambiare il piumaggio. Al termine della muta
sarebbero stati in grado di volare.
Così fu, infatti.
Un pomeriggio, al calar del sole, osservando dalla strada, Giorgetto vide
uscire dal nido l’intera famiglia che si mise a volteggiare attorno al
campanile, emettendo allegri cinguettii: erano segnali di allegria e di
spensieratezza lanciati verso gli amici.
Quella felicità
non durò tanto tempo perché successe un fatto spiacevole e le rondini
manifestarono il loro dolore con vocalizzi lamentosi, invocando l’aiuto di
tutti i compagni.
Nella era rimasta
intrappolata in una rete tesa da alcuni bracconieri. Attorno ad essa si videro
volare numerose rondini, ma nulla riuscirono a fare per aiutare la loro
amica.
Visto che ogni
tentativo risultava inutile, Nello ebbe un’intuizione felice: cercare di far
capire a Giorgetto quello che stava accadendo. Solo lui poteva fare qualcosa
per la sua compagna.
Come colpito da
improvvisa follia, si mise a volteggiare nell’aria, insieme ai suoi piccoli. E
tutti entravano e uscivano dal nido. Si allontanavano per ritornarvi subito
dopo a guardarci dentro, emettendo garriti modulati e soffocati, come se
stessero piangendo. Poi si allontanavano un’altra volta e vi ritornavano,
affranti e stanchi per il dolore. E quando Nello vide il piccolo Giorgetto che
guardava dal lucernario, saltò sul davanzale e cominciò a picchettare sul
vetro.
Era certo un
segnale o una richiesta di aiuto. Giorgetto comprese subito che qualcosa non
andava e aprì la finestra. Allora Nello, garrendo pietosamente, volò via come
per chiedere di essere seguito. Il bambino comprese che aveva bisogno di aiuto
e guardò il luogo in cui era diretto.
A un centinaio di
metri dalla sua abitazione, vide infatti un gruppo di rondini svolazzare
attorno a una rete. E capì cosa poteva essere successo.
Chiamò suo padre
che, intuendo il pericolo, prese un paio di forbici e con la sua moto si
diresse verso il punto indicato dal figlio. Vide la rete e la rondine rimasta
impigliata. Tagliò subito la corda che la teneva in trazione. La rete cadde per
terra e il papà di Giorgetto corse a liberare la rondine spaventata, ma sana e
finalmente libera.
Il nuvolo di
rondini che si era formato attorno alla rete nel tentativo di aiutare l’amica,
si disperse e Nella ritornò felice al nido con i suoi cari.
Il lungo viaggio delle rondini è un racconto di Franco Lo Presti
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