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ANTONELLA BRIOSCHI
LA CASCINA DEI DELITTI
Mark era
sprofondato in un incubo.
Purtroppo, non
stava dormendo nel suo comodo letto, non stava sognando, era realtà.
Da due giorni era
prigioniero in una fattoria persa nel nulla.
Aveva dolori in
tutto il corpo.
Quello che lo
faceva soffrire di più, però, era la gran sete: era quasi un giorno, ormai, che
non beveva neanche un sorso d’acqua; aveva la gola talmente secca che avrebbe
dato qualsiasi cosa per dissetarsi.
Aveva perso la
cognizione del tempo, non sapeva se fosse notte o giorno.
Lo scantinato, ove
si trovava, era senza finestre, molto umido.
Aveva paura di
svenire; ma doveva resistere; non voleva morire; aveva solo trent’anni!
Perché gli stava
succedendo questo?
Sentiva che, a
poco a poco, stava perdendo le forze.
Per non pensare al
dolore fisico, si mise a ricordare frangenti della sua vita.
Era nato a Boston.
Suo padre faceva
l’avvocato penalista, sua madre faceva la dottoressa specializzata in
cardiochirurgia: due genitori molto intelligenti e conosciuti da tutti.
Lui, invece,
faceva il pilota, non di macchine, ma di aerei.
Fin da bambino
adorava viaggiare in aereo. Con i suoi genitori aveva fatto vacanze
meravigliose, soprattutto in Europa. Avevano visitato quasi tutte le capitali
del continente, soprattutto Parigi, città molto amata dalla madre.
Per questo,
crescendo, aveva deciso di fare il pilota.
Non era sposato.
Volava in tutto il mondo, non aveva tempo di crearsi una famiglia.
Non che fosse
solo. Aveva sempre avuto molte donne. Era un gran bel ragazzo: alto, snello,
capelli biondi e due meravigliosi occhi verdi, era l’idolo delle hostess.
Ce ne era stata
una in particolare, Ellen, della quale si era quasi innamorato.
Avevano fatto
molti viaggi insieme. Così si erano fidanzati. Ma la storia era finita dopo un
anno, quando la ragazza aveva deciso di trasferirsi a Londra, dove viveva sua
madre.
Mark, al ricordo
di Ellen, si sentì meglio,
Decise di reagire:
era legato; ma avrebbe potuto liberarsi dalle catene!
Prima, però,
avrebbe dovuto dormire un po’!
Si impose di
costringere la sua mente a coprire il pensiero ossessivo della sete; doveva
recuperare le forze; non doveva soccombere alla sua carnefice.
Mai avrebbe potuto
immaginare che quella dolce e bella ragazza conosciuta un mese prima fosse una
psicopatica!
E pensare che si
stava innamorando di lei: di Susan, ammesso che quello fosse il suo vero nome.
Non l’aveva
conosciuta in aereo. L’aveva incontrata in un famoso club di Los Angeles. Ne
era stato soggiogato subito. Lei appariva come una diva di Hollywood.
Lui era in
compagnia di un suo amico; ma alla fine della serata, era tornato in hotel con
Susan.
Avevano fatto
l’amore; e poi si erano addormentati abbracciati.
Il giorno dopo
Mark sarebbe stato libero dal lavoro. Perciò, erano rimasti insieme; avevano
pranzato; dopo una lunga passeggiata, infine, erano rientrati in hotel dove
avevano trascorso un’altra notte di amore intenso.
Susan gli aveva
confidato che lavorava, un po’ di qua e un po’ di là, come indossatrice; ma era
rimasta sul vago.
In seguito, non
gli parlò mai dei suoi genitori, né fece mai accenni alla sua vita passata.
A Mark non
importava.
Pensava che, pur
essendo chiusa di carattere, fosse molto tranquilla.
Quando lui volava
lei non si lamentava mai, anche se non si vedevano per tre giorni.
Era sempre
comprensiva.
Era diversa da
molte delle sue amanti passate che pretendevano, egoisticamente, la sua
presenza con continuità e non consideravano il suo lavoro impegnativo.
Poi, era successo!
Tutto era cambiato
all’improvviso!
Era accaduto due
giorni prima di quei momenti che stava vivendo.
La mattina Mark si
era alzato molto presto: aveva una settimana di ferie.
Susan gli aveva
proposto di fargli conoscere i suoi genitori: abitavano a Las Vegas.
Lei aveva già
programmato tutto. Aveva già acquistato i biglietti dell’aereo.
La sera prima la
ragazza aveva deciso di restare a casa sua; dichiarò di essere impegnata per
preparare la valigia.
Lui aveva
protestato; ma lei era stata dolce e convincente.
«Amore mio, sii
paziente, staremo insieme per una settimana, vedrai staremo bene, ci
divertiremo molto!»
Lui si era
rassegnato.
Il giorno dopo
erano a Las Vegas
«Andiamo subito
dai miei genitori, alla loro fattoria!» aveva esclamato la ragazza mentre
salivano sul taxi, appena lasciato l’aeroporto.
In effetti furono
lasciati davanti ad una specie di cascina.
Dei genitori,
però, non c’era traccia.
Questi fatti
stavano torturando il suo cervello!
Era caduto in una
trappola mortale!
Aveva freddo, gli
girava la testa, sentiva che stava per perdere conoscenza.
Susan apparve
all’improvviso.
«Slegami, ti
prego, lasciami andare! Ti prometto che non dirò a nessuno quello che mi hai
fatto! Non ti denuncerò!» implorò con la voce strozzata.
Lei emise una
risata stridula e lo guardò con disprezzo.
«Ho già deciso!»
disse indirizzandogli uno sguardo sdegnoso «Dovrai morire! Io ti ucciderò!»
«Non è la prima
volta che uccido un uomo.» riprese Susan, dopo una breve pausa «Ti dirò, anzi,
che il primo che ho ammazzato è stato quel porco di mio padre. E nessuno ha mai
sospettato nulla. Proprio così, mio caro Mark. Tutti credettero ad un
incidente. Mio padre, sai, era sempre ubriaco. Quando avevo tredici anni mi
violentò e continuò per molto tempo. Mia madre sapeva tutto; ma non mi difese
mai. Aveva paura, era terrorizzata. Lui la picchiava tutti i giorni. Mi dovetti
arrangiare da sola! Comunque, adesso basta! Niente più confidenze!»
Mark la guardò con
gli occhi velati, sopraffatto dagli eventi.
Non ne sarebbe
uscito vivo!
La cascina dei delitti è un racconto di Antonella Brioschi
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