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BRUNA FRANCESCHINI
LUI, LEI, L'ALTRA
Foto di
Pixabay
Prologo
Tutto
ha avuto inizio cinque anni fa, quando decidevo di scrivere un romanzo dal
titolo che sembra un ossimoro, “Straordinario e ripugnante”, dopo avere
contratto un innamoramento che non potevo definire altrimenti.
Non
a caso uso il verbo contrarre, che stranamente si addice al matrimonio come
alla malattia.
Infatti,
in quegli anni di amore conclamato dalla pelle ma respinto dal cervello, ero
come affetta da un morbo che non riuscivo a risanare: ogni tanto sembrava in
remissione, ma poi tornava a manifestarsi con virulenza, dandomi la sensazione
di essere, come direbbe Dolores Prato, un alberello squassato dalla tempesta
interna.
Un
amore straordinario per le sensazioni e le emozioni, così acute da togliere il
fiato e da esistere a prescindere. Ma che le menzogne rendevano umbratile ed
evanescente, tanto da confondermi al punto di capire solo di non volere più, ma
nel contempo di non sapere cosa volere.
Avevo
come la sensazione di una cosa che era andata in mille pezzi, però
l’irreparabilità non mi andava giù. Sentivo il bisogno di parlarne con qualcuno.
O
di scriverne. Non un’autobiografia, piuttosto una storia non sempre vera ma con
lampi di verità che gettassero la luce sul tutto così oscuro, intricato. Una
storia che fosse come un corpo che cresce e che mi facesse crescere.
Una
sorta di laboratorio segreto dentro cui far veleggiare col vento in poppa
parole come “eros” e “cupidigia”: una l’antonomasia del dio greco Eros, da cui
deriva erotico (che ha a che fare con collerico e con calore, da cui la
metafora ardere di desiderio), l’altra dal latino cupio, che rimanda a Cupido,
l’equivalente di Eros. Ma che ha finito per significare l’essere preso dal desiderio
non solo dei sensi, anche del denaro e del potere.
In
“Straordinario e ripugnante” eros e cupidigia erano il leit motiv di una
narrazione dal finale tragico e catramoso: sull’onda del dibattito intorno al
fine vita, sollevato dal caso Englaro, la protagonista contraeva il linfoma
MALT quindi ricorreva all’eutanasia. In Olanda, dato che in Italia un
parlamento propenso a credere alle favole (come quella della nipote di Mubarak,
pagata affinché non si prostituisse) esautorava il Creatore dal suo ruolo per
assegnarlo alle macchine, alle suore e ai preti, ai cattolici intransigenti e
intolleranti.
Ma
la morte era anche l’unico modo per sanare la ferita di un amore contrastato ed
esausto, eppure infinito.
Dopo
cinque anni di decantazione ci ho rimesso mano: tagliando, integrando,
trasformando e dando più spazio alla leggerezza; una leggerezza pensosa,
direbbe Calvino. Un remake a partire dal titolo e dai nomi, presi in prestito
da “L’educazione sentimentale” di Flaubert.
Dal
momento che alla fine è uscito un nuovo romanzo: di formazione e d’amore, però
senza smancerie idillico - romantiche.
CONTINUA
Lui, lei, l'altra è un romanzo di Bruna Franceschini
DELLA STESSA AUTRICE
Foto di
Pixabay
Prologo
Tutto
ha avuto inizio cinque anni fa, quando decidevo di scrivere un romanzo dal
titolo che sembra un ossimoro, “Straordinario e ripugnante”, dopo avere
contratto un innamoramento che non potevo definire altrimenti.
Non
a caso uso il verbo contrarre, che stranamente si addice al matrimonio come
alla malattia.
Infatti,
in quegli anni di amore conclamato dalla pelle ma respinto dal cervello, ero
come affetta da un morbo che non riuscivo a risanare: ogni tanto sembrava in
remissione, ma poi tornava a manifestarsi con virulenza, dandomi la sensazione
di essere, come direbbe Dolores Prato, un alberello squassato dalla tempesta
interna.
Un
amore straordinario per le sensazioni e le emozioni, così acute da togliere il
fiato e da esistere a prescindere. Ma che le menzogne rendevano umbratile ed
evanescente, tanto da confondermi al punto di capire solo di non volere più, ma
nel contempo di non sapere cosa volere.
Avevo
come la sensazione di una cosa che era andata in mille pezzi, però
l’irreparabilità non mi andava giù. Sentivo il bisogno di parlarne con qualcuno.
O
di scriverne. Non un’autobiografia, piuttosto una storia non sempre vera ma con
lampi di verità che gettassero la luce sul tutto così oscuro, intricato. Una
storia che fosse come un corpo che cresce e che mi facesse crescere.
Una
sorta di laboratorio segreto dentro cui far veleggiare col vento in poppa
parole come “eros” e “cupidigia”: una l’antonomasia del dio greco Eros, da cui
deriva erotico (che ha a che fare con collerico e con calore, da cui la
metafora ardere di desiderio), l’altra dal latino cupio, che rimanda a Cupido,
l’equivalente di Eros. Ma che ha finito per significare l’essere preso dal desiderio
non solo dei sensi, anche del denaro e del potere.
In
“Straordinario e ripugnante” eros e cupidigia erano il leit motiv di una
narrazione dal finale tragico e catramoso: sull’onda del dibattito intorno al
fine vita, sollevato dal caso Englaro, la protagonista contraeva il linfoma
MALT quindi ricorreva all’eutanasia. In Olanda, dato che in Italia un
parlamento propenso a credere alle favole (come quella della nipote di Mubarak,
pagata affinché non si prostituisse) esautorava il Creatore dal suo ruolo per
assegnarlo alle macchine, alle suore e ai preti, ai cattolici intransigenti e
intolleranti.
Ma
la morte era anche l’unico modo per sanare la ferita di un amore contrastato ed
esausto, eppure infinito.
Dopo
cinque anni di decantazione ci ho rimesso mano: tagliando, integrando,
trasformando e dando più spazio alla leggerezza; una leggerezza pensosa,
direbbe Calvino. Un remake a partire dal titolo e dai nomi, presi in prestito
da “L’educazione sentimentale” di Flaubert.
Dal
momento che alla fine è uscito un nuovo romanzo: di formazione e d’amore, però
senza smancerie idillico - romantiche.
CONTINUA
Lui, lei, l'altra è un romanzo di Bruna Franceschini
DELLA STESSA AUTRICE
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