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FEDERICO
BERLIOZ
LA
FABBRICA DEL CRIMINE
foto di Pixabay
Quando
varchi il portone d'ingresso del carcere, le prime cose che senti sono l'odore
delle sigarette, il sudore dei detenuti, l’aria stagnante, i pensieri che si
alternano alle paure, e soprattutto, urla, tante urla.
Ti
guardi spaesato intorno.
Aspetti
che una guardia, senza alcuna espressione in viso ti dica cosa fare. Quando
alza lo sguardo su di te è per dirti:
«Levati
gli indumenti!»
Rimani
in maglietta e mutande, mentre ti studia con occhio analitico le braccia e le
gambe.
«Forza,
tirati giù le mutande e fai cinque flessioni!»
Sulla
parete di fronte ci sono due foto ingiallite di Falcone e Borsellino e un
vecchio calendario della Pirelli con l’immagine di una donna nuda, alla pagina
del mese di febbraio, che piegata in avanti ti offre la veduta del suo fondo
schiena.
Quasi
a sottolineare l’umile natura di quel ruolo, il magazzino delle perquisizioni è
situato nell’ala più decrepita dell’istituto.
Una
zona del pianterreno in fondo al corridoio in una stanza dopo quella
dell’educatore, piena di spifferi, con tubazioni che perdono e finestroni che
risalgono all’epoca della Prima guerra mondiale.
Il
sorvegliante, dopo averti fatto spogliare, prende un foglio di carta intestata
da una risma, lo infila nel rullo della macchina per scrivere e, inizia a
battere con vigore i tuoi dati.
Considerata
la quantità d’informazioni che contiene, lo spazio dedicato al magazzino è ben
misero.
Scaffalature
metalliche, cariche di scatoloni, ben allineate riempiono l’angusto stanzino.
Il
sistema è semplice e pratico; i nuovi arrivati si trovavano nelle scatole sulla
parete a sinistra; i condannati definitivi sono nelle scatole sulla parete in
fondo;
I
pedofili, i trans, i pentiti e le donne stanno invece sulla parete destra, e
ogni scatola reca l’etichetta di un anno.
In
ordine cronologico gli scaffali inaugurano la processione, il 1927 è l’anno dei
primi arrivi, e la chiude l’anno 2019.
Finito
di immatricolarti, la guardia ti fa cenno di rivestirti, e ti consegna il tuo
corredo carcerario, una saponetta, due piatti con posate di plastica, una
brocca di plastica, le lenzuola e, ti regala alcuni suggerimenti.
«Stai
lontano dagli extracomunitari, evita la doccia da solo, non fissare mai nessuno
negli occhi per più di due secondi di seguito, e fatti i cazzi tuoi!»
La fabbrica del crimineè un romanzo di Federico Berlioz
foto di Pixabay
Quando
varchi il portone d'ingresso del carcere, le prime cose che senti sono l'odore
delle sigarette, il sudore dei detenuti, l’aria stagnante, i pensieri che si
alternano alle paure, e soprattutto, urla, tante urla.
Ti
guardi spaesato intorno.
Aspetti
che una guardia, senza alcuna espressione in viso ti dica cosa fare. Quando
alza lo sguardo su di te è per dirti:
«Levati
gli indumenti!»
Rimani
in maglietta e mutande, mentre ti studia con occhio analitico le braccia e le
gambe.
«Forza,
tirati giù le mutande e fai cinque flessioni!»
Sulla
parete di fronte ci sono due foto ingiallite di Falcone e Borsellino e un
vecchio calendario della Pirelli con l’immagine di una donna nuda, alla pagina
del mese di febbraio, che piegata in avanti ti offre la veduta del suo fondo
schiena.
Quasi
a sottolineare l’umile natura di quel ruolo, il magazzino delle perquisizioni è
situato nell’ala più decrepita dell’istituto.
Una
zona del pianterreno in fondo al corridoio in una stanza dopo quella
dell’educatore, piena di spifferi, con tubazioni che perdono e finestroni che
risalgono all’epoca della Prima guerra mondiale.
Il
sorvegliante, dopo averti fatto spogliare, prende un foglio di carta intestata
da una risma, lo infila nel rullo della macchina per scrivere e, inizia a
battere con vigore i tuoi dati.
Considerata
la quantità d’informazioni che contiene, lo spazio dedicato al magazzino è ben
misero.
Scaffalature
metalliche, cariche di scatoloni, ben allineate riempiono l’angusto stanzino.
Il
sistema è semplice e pratico; i nuovi arrivati si trovavano nelle scatole sulla
parete a sinistra; i condannati definitivi sono nelle scatole sulla parete in
fondo;
I
pedofili, i trans, i pentiti e le donne stanno invece sulla parete destra, e
ogni scatola reca l’etichetta di un anno.
In
ordine cronologico gli scaffali inaugurano la processione, il 1927 è l’anno dei
primi arrivi, e la chiude l’anno 2019.
Finito
di immatricolarti, la guardia ti fa cenno di rivestirti, e ti consegna il tuo
corredo carcerario, una saponetta, due piatti con posate di plastica, una
brocca di plastica, le lenzuola e, ti regala alcuni suggerimenti.
«Stai
lontano dagli extracomunitari, evita la doccia da solo, non fissare mai nessuno
negli occhi per più di due secondi di seguito, e fatti i cazzi tuoi!»
La fabbrica del crimine
è un romanzo di Federico Berlioz
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